La sala parto dell'Uboldo non ancora inaugurata

Intanto la maternità dell'Uboldo va verso la chiusura

19 Dicembre 2014

Mentre il comitato “Salviamo la maternità” è tornato battagliero riaprendo la raccolta firme con banchetti in settimana nei mercati rionali a Pioltello, Carugate, Cologno, Bussero e questa mattina, venerdì 19 dicembre, a Vimodrone (al 2 dicembre la petizione era arrivata a 6.308 adesioni), e pubblicando anche alcuni scatti della nuova sala parto e del reparto ristrutturato un anno fa (ma mai inaugurato) grazie a un finanziamento pubblico di 600mila euro, in Regione è arrivata anche l’indicazione della commissione dei quattro sindaci (di Masate, Liscate, San Donato Milanese e Binasco) chiamati dalla Conferenza dei primi cittadini dell’Asl Milano 2 a studiare un piano di riorganizzazione dei cinque presidi sanitari dell’Adda Martesana. Nel documento, fuori tempo massimo (la scadenza fissata dall’assessore alla Salute Mario Mantovani era il 27 novembre) e non votato all’unanimità dai primi cittadini del territorio (due le astensioni, di Antonio Bruschi di Melzo e di Cristina Carrer di Pioltello con motivazioni differenti), si è tornati a parlare del progetto di realizzazione di un ospedale unico per il territorio, senza fornire però indicazioni sul luogo dove potrebbe sorgere. In attesa del nosocomio a reti unificate, però, i due maggiori ospedali di zona per i sindaci dovranno godere di pari dignità. Nel testo non sta scritto, ma tra le righe si può leggere che se il Punto nascite verrà trasferito da Cernusco a Melzo, gli spazi lasciati liberi dovranno essere occupati. Torna in pista, allora, l’ipotesi che all’Uboldo potrebbe accasarsi il reparto di Oncologia. Idea che non pare sia andata giù al primo cittadino di Melzo, Antonio Bruschi, che in una bagarre tutta in casa pd avrebbe voluto anche questo reparto per il suo ospedale.
Le critiche dei Sì Maternità
Su questo “piano B” dei sindaci però piovono diverse critiche. In una nota scritta sul blog “Nascere ancora in Martesana”, vicino al comitato Salviamo la Maternità, si afferma che «come volevasi dimostrare, la montagna ha partorito il topolino, giusto per restare in tema di ostetricia. L’assemblea dei sindaci ha prodotto un documento molto generale, non approvato all’unanimità, che poco inciderà sull’organizzazione della sanità in zona nel breve-medio periodo. La colpa non è tanto dei primi cittadini, sia ben chiaro, ma di chi ha affidato loro, con una retromarcia improvvisa e solo parziale, un compito immane da svolgere in un tempo ridottissimo». Per il blog anche la proposta di un ospedale unico resterà nel cassetto: «Resterà una chimera, almeno nel breve e medio periodo. Perché la Regione ha detto chiaramente di non volerne sentir parlare, per ora. Nessuno studio di fattibilità né analisi epidemiologica per progettarne la realizzazione».
La delibera “scongelata”
Nel frattempo la delibera finora “congelata” della giunta regionale dei primi di ottobre, che trasferisce il Punto nascite dall’ospedale Uboldo al Santa Maria delle Stelle di Melzo, diverrà esecutiva dal primo gennaio 2015, ma è probabile che si lascerà altro margine di tempo per effettuare il trasferimento.
Parti fino a marzo 2015?
L’indicazione che arriva direttamente dal reparto di maternità di Cernusco è che fino a marzo si dovrebbe poter ancora partorire. Il condizionale è d’obbligo. Certo è, invece, che anche quest’anno il reparto cittadino ha superato la soglia dei 500 parti all’anno (con cesarei in discesa ulteriore a quota 22,4 per cento), chiesto dalle nuove linee guida Stato-Regione superando in numero quelli di Melzo. E sono in tanti a sostenere, anche fornendo dati e numeri, che il Santa Maria delle Stelle non raggiungerà mai il prossimo step stabilito in 1.000 parti all’anno perché il bacino delle gestanti cernuschesi, pioltellesi, colognesi, vimodronesi e brugheresi si rivolgerà a ospedali diversi da quello di Melzo una volta chiuso il reparto cernuschese.