Scambio di testimone Pozzi e Della Cagnoletta

«Persone come lui, non ne vedo in giro». «Dobbiamo trovare una figura con altre qualità». «È presto per dire se correremo da soli». «Della Cagnoletta mi ha lasciato un partito in salute. Ora serve uno scatto in più»

08 Novembre 2013

Con i suoi 26 anni è il segretario cittadino del Pd più giovane della Martesana. Lui è Daniele Pozzi, consigliere comunale dei democratici, ma soprattutto da sabato 26 ottobre nuovo timoniere del partito locale. Ci diamo del tu, lo impone la carta d’identità.

Partiamo con una tua breve presentazione?

«Sono laureato in Economia alla Cattolica e da un anno sono responsabile del controllo di gestione di una multinazionale locale. Nel 2007 Comincini mi ha coinvolto nella sua avventura politica ed è stato tutto perfetto perché è coinciso con la nascita ufficiale del Pd, il soggetto politico giusto che aspettavo da qualche tempo. Da quel momento è nata la mia avventura, sono entrato nel direttivo del partito e nel 2012 sono stato eletto consigliere comunale».

E ora sei segretario di circolo. Domanda: ma chi te l’ha fatto fare?

«Non ho ancora trovato risposta. Scherzi a parte, da tempo stavo già dando una mano a Paolo Della Cagnoletta (segretario uscente, ndr) come se fossi il suo vice. Diciamo che sono stato spinto ad accettare da tante persone che hanno in visto in me la possibilità di continuare un lavoro unitario. E alla fine ho detto sì a una sfida che mi appassiona».

Peraltro una responsabilità non da poco visto che nelle precedenti due amministrative il Pd ha vinto e lo ha fatto anche alla grande.

(ride) «Mi sento come Guardiola che ha preso in mano il Bayern dopo che la squadra aveva vinto tutto. So che ho una responsabilità importante, ma intorno a me ho un gruppo davvero valido e questo mi dà coraggio».

Che partito ti ha lasciato Della Cagnoletta?

«In salute. È riuscito a coinvolgere tante persone. Ha dimostrato di saperlo amministrare bene con proposte serie e semplici di buona politica. Mi lascia un partito maturo che ora deve fare un paio di scatti in più: serve maggior velocità decisionale e l’allargamento della partecipazione attiva dal basso. Ho voluto un direttivo snello, ma mi aspetto che l’impegno aumenti sempre più».

Non è un segreto che sei renziano. Come pensi di coordinare le altri anime presenti anche a Cernusco?

«Quando mi sono candidato alla segreteria ho tenuto volutamente fuori dal circolo le tematiche nazionali. Le mie idee sono note, ma il lavoro da fare a Cernusco non ne risentirà perché conosciuto e condiviso da tutti, anche da chi a livello nazionale non la pensa come me. Non credo ci saranno problemi in questo senso».

L’ipotesi di Comincini che prende il prossimo treno per Roma non è poi così remota: hai già in mente l’identikit di chi dovrà sostituirlo?

«Innanzitutto auguro al sindaco di andare a Roma, perché di persone così l’Italia ne ha bisogno. E comunque mi sto convincendo che non dobbiamo cercare un suo sosia, perché non ne vedo in giro. Ma non ci servirà un clone, piuttosto una figura con altre qualità. Fermo restando carisma, personalità e autorevolezza».

All’interno del Pd c’è chi sostiene che alle prossime elezioni amministrative dovreste correre soli senza gli alleati di sempre Vivere e Rifondazione. Il tuo pensiero a proposito?

«Che vorrei evitare di partire per fare i cento metri e poi scoprire che stiamo facendo i 1.500. Non credo sia ancora il momento per fare queste valutazioni. Attualmente questa maggioranza, seppure con le sue diversità, sta lavorando bene. È chiaro che a tempo debito il Pd farà le sue proposte programmatiche per migliorare e chiederemo condivisione per capire se c’è la volontà di proseguire insieme. Ma ora ogni discussione mi pare prematura».

In comuni come Cernusco quanto contano le segreterie politiche e il consiglio comunale? Oppure decide tutto il sindaco e la sua giunta?

«Partiamo dal consiglio comunale. La funzione di controllo la stiamo svolgendo nella maniera ottimale. Dobbiamo invece migliorare nel lavoro di indirizzo. Nel senso che non dobbiamo ragionare solo sulle tematiche che ci vengono portate all’ordine del giorno, ma essere maggiormente propositivi. Sulla seconda parte della domanda, posso assicurare che ogni decisione importante che questa amministrazione ha dovuto prendere, ha sempre voluto condividerla con le segreterie  dei partiti di maggioranza. E ci ha anche ascoltato».

Al recente congresso avete invitato a parlare anche esponenti della minoranza. Che rapporto avete con l’opposizione?

«Sono rapporti politici e sono variabili. Ci sono consiglieri comunali come Frigerio di Forza Italia e Mandelli della Lega che sono preparati e con i quali può esserci scambio di idee nel rispetto delle proprie opinioni. Con altri, invece, il dialogo può essere più difficile perché si fermano a dettagli irrilevanti e poco costruttivi per il bene di Cernusco e dei suoi cittadini».

Come giudichi la tua personale esperienza di consigliere comunale?

«Mi sta formando tantissimo. Anche da un punto di vista umano. Negli anni passati ho studiato tanto, ma quando sei consigliere capisci molto meglio e nel concreto le dinamiche e la complessità dell’amministrare che non è riconducibile a uno slogan o a Facebook. Esiste la possibilità di incidere sulla qualità della vita delle persone e questo ti responsabilizza molto».

I due incarichi che ora ricopri sono compatibili?

«Me lo sono chiesto e l’ho chiesto anche ai miei compagni di partito. E tutti mi hanno confermato che posso proseguire a ricoprirli entrambi».

E se non avessi potuto farlo cosa avresti scelto?

«Ho accettato di fare il segretario a patto di poter proseguire come consigliere comunale. Altrimenti avrei rifiutato».

Sei giovane e la tua generazione spesso parla di innovazione. A Cernusco cosa significa questa parola?

«Per me innovazione significa che in un contesto di risorse scarse, come quello attuale, bisogna trovare nuove formule per mantenere la qualità della vita dei cernuschesi senza chiedere ulteriori sforzi finanziari traducibili in tasse. L’amministrazione deve sperimentare nuovi approcci di collaborazione con i partiti, con le associazioni e anche con il settore privato».

Lo facciamo un appunto al sindaco?

«Con tutte le voci che circolano in questo momento sul suo conto, Comincini deve fare capire bene a tutti che lui è ancora il sindaco. Perché qualcuno potrebbe aver pensato che oramai sia solo di facciata. E siccome non è per nulla così, gli chiederò di mettere bene in chiaro questa cosa, mettendo a tacere le malelingue».

Qualcosa da aggiungere?

«Un ringraziamento a chi mi ha preceduto alla guida del partito. E poi vorrei sottolineare: io ho 26 anni, il segretario di Melzo 31, di Carugate e Gorgonzola 27. Sta arrivando in posizione gestionale una generazione che è nata insieme al Pd. E questo è bello».

Roberto Pegorini