10 Novembre 2017

Erano state condannate in primo grado a un anno per omicidio colposo, ma lo scorso 5 ottobre sono scaduti i termini della prescrizione e per loro il processo si ferma qui. Le 7 infermiere, accusate insieme a 2 medici di omicidio colposo ai danni di Rachel Odiase, bimba di soli 14 mesi, sono quindi prosciolte. Determinante la decisione della quinta corte d’appello per una nuova perizia medico legale che ha dilatato i tempi della giustizia. La vicenda risale al 3 marzo 2010, quando i genitori di Rachel, orginari della Nigeria, si presentarono al pronto soccorso dell’Uboldo perché la loro piccola continuava a vomitare. Il medico che la visitò le prescrisse alcuni farmaci e la dimise, ma le condizioni della bimba non migliorarono e i genitori tornarono nuovamente in ospedale. Ne nacque un’accesa discussione, sedata dai carabinieri. Rachel fu comunque ricoverata visto che iniziava anche ad avere violente scariche di dissenteria. La situazione precipitò nelle ore seguenti, allorché lo stato di disidratazione della bimba era arrivato a uno stadio estremo. Inutile una flebo somministrata la sera del 4 marzo. La mattina seguente il cuore della piccola cessò di battere per la disperazione della madre e del padre. I carabinieri avviarono immediatamente le indagini dove emerse piuttosto chiaramente un’assistenza nei confronti della paziente davvero superficiale. A processo finirono 2 dottoresse (una terza fu assolta) e le 7 infermiere che furono di turno in quei giorni maledetti. Un medico fu condannato a 4 anni per omicidio colposo, pena ridotta in appello a un solo anno, ormai definitivo, mentre la sua  collega si prese un anno e mezzo. Non andò molto meglio alle infermiere, accusate in primo grado di mancata comunicazione con i medici e di mancato adempimento di specifici doveri. A 7 anni di distanza, la prescrizione fa calare il sipario su una vicenda davvero triste.