17 Maggio 2013

Il consiglio comunale lunedì sera ha dato il proprio benestare ai nuovi criteri d’accesso ai nidi comunali di via Buonarroti e don Milani. Un aggiornamento resosi necessario per venire incontro alle esigenze e alle necessità delle famiglie, visto che le ultime modifiche al regolamento risalivano al 2000. Le novità principali le ha spiegate in aula l’assessore all’Istruzione Rita Zecchini: «I bambini disabili avranno la precedenza su tutti e non concorreranno più alla graduatoria, inoltre il servizio sarà riservato ai soli residenti cernuschesi. Sarà valutata con un peso maggiore anche la disabilità all’interno del nucleo famigliare». Il nuovo regolamento chiude anche una falla che di fatto precludeva l’accesso ai nidi pubblici dei bambini nati a giugno e luglio. «Potranno iscriversi tutti i piccoli con data di nascita fino al 15 luglio» spiega Zecchini. Modificato anche il capitolo lavoro dei genitori aggiornato ai nuovi contratti e alle situazioni di precariato. Il part time viene considerato fino a un massimo di 30 ore. Possibilità in più anche a chi è stato escluso dalle graduatorie precedenti. In aula il capogruppo del M5S ha proposto un emendamento, variato e accolto dalla maggioranza, che fornirà punti ai genitori pendolari (con spostamenti oltre i 50 chilometri) e a chi lavora su turni. Ma in aula è divampata la polemica anche sui numeri dei posti ai nidi pubblici. «Siamo fermi a soli 126, insufficienti a coprire le domande e non vedo investimenti futuri» ha tuonato Claudio Gargantini di Persona e Città. «E chi arriva oggi a Cernusco non ha riferimenti e per trovare un nido famiglia deve sperare di trovare un volantino». «A bilancio abbiamo messo 20mila euro per convenzionarci con due asili privati accreditati» ha replicato l’assessore Zecchini, «nel 2013 avremo un incremento di posti». Replica a Gargantini anche da parte di Agnese Rebaglio (Pd), presidentessa della commissione Educazione: «Il rammarico di non poter dare risposte a tutti c’è, ma in questo momento investire vuol dire anche non tagliare sui servizi, in questo caso dedicati all’infanzia. E noi lo stiamo facendo».