23 Settembre 2016

Dal 2009 a Cernusco opera il Bau Atelier, associazione culturale ma soprattutto laboratorio creativo pensato apposta per i bambini dai 3 agli 11 anni. Non stiamo parlando di semplici lavoretti: la vera impronta dell’Atelier è quella dell’arteterapia e non a caso il progetto è stato ideato e messo in piedi da un’esperta del settore, la cernuschese Chantal Martinelli. «Dopo le magistrali decisi di non fare il concorso per lavorare nelle scuole, tutti mi presero per pazza perché stavo rifiutando un posto fisso, ma io sentivo che il mio percorso educativo doveva connettersi all’arte, che mi appassiona da quando ero piccola» racconta Chantal. «All’inizio il Bau era una scommessa, io e la mia collega condividevamo lo spazio con altre associazioni, e volevo vedere quanto potesse interessare ai genitori una cosa del genere. L’idea era quella di prenderci cura di ogni bambino stimolando il suo talento artistico». Oggi Bau Atelier ha una propria sede, in via 4 Novembre. Si tratta di uno spazio luminoso e accogliente, diviso in due aree, una per i laboratori creativi, l’altra per gli incontri di psicoterapia. Sì perché la parola come l’arte può aiutare i ragazzi ad orientarsi nei momenti difficili e la presenza di Eugenio Pietrasanta, psicologo con esperienza ventennale, costituisce un ulteriore tratto distintivo dell’associazione. «La parola accompagna i bambini nei momenti creativi, ogni prodotto ha un contenuto specifico» spiega Martinelli. «Usiamo materiali riciclati e quindi, ad esempio, mentre costruiamo un pesciolino a partire da un vecchio tubo di plastica, cerchiamo di trasmettere il rispetto per l’ambiente stimolando creatività ma anche sensibilità». Dopo dieci anni come educatrice in ambito psichiatrico e il diploma in arteterapia, Chantal ha maturato svariate esperienze a contatto con il disagio mentale in alcune strutture del territorio, compreso il Fatebenefratelli. «È stato un percorso altamente formativo, grazie al quale oggi mi sento completa» continua la donna. «L’arte era già parte di me, dovevo imparare a trasmetterla e studiare da vicino quelli che sono i disagi psicologici». Tornando al Bau Atelier, sono due gli elementi che lo rendono davvero unico: una piccola biblioteca di libri d’arte, che i bimbi sfogliano anche solo per rilassarsi, e il grande pannello appeso lungo una delle pareti. «È fondamentale che i ragazzi dipingano in piedi» prosegue l’arteterapeuta, «la libertà di muoversi è alla base, come anche il fatto che siano in pochi». Sono molte le collaborazioni che il Bau ha attivato negli anni con altre associazioni del territorio e con la stessa amministrazione comunale. Dalle conferenze ai laboratori di pittura e di riciclo, sono tante anche le iniziative pensate per tutti come i “compleanni creativi” o lo “knit point”, per gli appassionati di cucito che vogliono trasformare l’hobby domestico in una forma d’arte da portare all’esterno. «Quest’anno vorremmo aprire il Bau agli adolescenti e partirà un percorso di arteterapia per bimbi adottati» conclude Chantal. «Qui siamo volontari, quello che guadagniamo va interamente nell’affitto dei locali, ma va bene così perché i primi che si divertono siamo noi». Infine, perché “Bau”? Teoricamente il nome fa riferimento al movimento artistico del Bauhaus, ma i bambini hanno deciso che si tratta semplicemente di un cagnolino, oggi logo e mascotte dell’associazione.
Francesca Lavezzari