27 Aprile 2021

Cosa ne sarà della scuola dopo il Covid? Quali strumenti abbiamo acquisito in questi mesi affinché si imponga un cambio strutturale a un sistema che nell’ultimo anno ha evidenziato tutte le sue lacune? Eleonora Alfano, presidente dell’associazione internazionale pedagogisti educatori della Lombardia, residente a San Bovio, ne ha parlato al talkshow “Chiamami col tuo nome”, progetto promosso dal liceo classico Tito Livio, al quale hanno partecipato anche alcuni ex presidi dell’istituto e l’ex ministro all’Istruzione Lucia Azzolina, in collegamento da Roma. La discussione è partita dall’importanza che ha ricoperto la scuola nella vita degli ospiti ed è sfociata in alcune considerazioni su quello che le strutture scolastiche devono tornare a essere: luogo dove il desiderio si fa motore dell’apprendimento, spazio in cui fragilità e gentilezza formino il paradigma che aiuti gli studenti a prendere le decisioni più importanti della loro vita. «Vedo il rapporto con la scuola molto simile a quello con la vita», ha raccontato Alfano. «Durante gli anni delle superiori, i ragazzi possono controllare molto poco. I rapporti con compagni e docenti, i voti e il rendimento, in generale, sono cose che non sempre si possono prevedere. È importante lavorare su quel margine di potenzialità che esiste tra stimolo e risposta, tra gli studenti e ciò che succede loro. Durante la pandemia sono emerse molte fragilità, ma ora abbiamo l’opportunità di mettere al centro della rinascita alcuni punti di forza. Ci siamo accorti che riprodurre la didattica in un ambiente che non si conosce, quello virtuale, è molto difficile e presenta enormi criticità nelle relazioni educative su cui si fonda la didattica stessa. In questo scenario era normale che anche i professionisti venissero messi in difficoltà. Partendo da questo, raccogliamo la sfida educativa che abbiamo di fronte e cerchiamo di migliorarci». L’intervento dell’ex ministro si è, invece, focalizzato sui provvedimenti che l’istituzione che rappresenta ha dovuto mettere in campo: «Per una persona come me, che è cresciuta all’interno della scuola, dover decretare la chiusura degli istituti come primo atto ministeriale è stato drammatico. La didattica a distanza non è stata una scelta, semplicemente non avevamo altra strada. Ora, però, guardiamo al futuro, mettendo al centro virtuose pratiche di reclutamento di docenti e amministrazioni, e la digitalizzazione del sistema scolastico. Ricordiamoci che anche gli insegnanti possono salvare vite».

Mattia Rigodanza