10 Febbraio 2021

Trent’anni di attesa. Tre lunghi decenni per poter riabbracciare un caro ex collega, un amico conosciuto durante gli estenuanti turni presso la fabbrica di imballaggi in Bovisa dove lavoravano insieme. Questa è l’incredibile storia di Ermenegildo Risocaro, 50 anni, milanese di adozione, che qualche giorno fa si è presentato alla comunità di Peschiera per chiedere aiuto. “Aiutatemi a trovare il mio amico Ferruccio che non vedo da più di vent’anni, so che abita nella vostra città”, ha scritto in un gruppo social di residenti. Inutile dire come la rete locale di conoscenze si sia subito mobilitata perché questa ricerca andasse a buon fine. “Ho conosciuto il signor Ferruccio Bonora all’inizio degli anni ’90, quando lavoravamo entrambi per lo scatolificio Aldo Corti, una piccola ditta che produceva imballaggi in polistirolo ed effettuava consegne in tutta la metropoli”, racconta Risocaro. “Erano tempi duri, si lavorava molto, ma in un ambiente lavorativo composto da pochi operai era facile instaurare delle relazioni di amicizia. Ferruccio era un tipo molto burbero, un po’ chiuso in sé stesso, ma è sempre stato un gran lavoratore”. Uno spaccato dell’Italia che si apprestava a lasciarsi il vecchio millennio alle spalle, un paese ancora diviso dalle tante differenze tra Nord e Sud. “Io lo chiamavo polentone, lui mi chiamava terùn, ma se penso al nostro rapporto non posso che ridestare un bellissimo ricordo”, continua il 50enne, chiaramente originario del meridione. “Non posso dimenticare le giornate passate insieme in giro per Milano, le schedine giocate al lotto, le pause pranzo passate insieme a mangiare un panino, i suoi lunghi discorsi sul Trentino, luogo che amava come fosse casa sua. Quando l’ho conosciuto ero un giovane 20enne che non capiva il dialetto milanese e Ferruccio mi ha guidato in un mondo che non conoscevo, insegnandomi a districarmi tra le difficoltà del vivere in una grande città. Lui all’epoca aveva già quasi 50 anni, era un lavoratore navigato. Sono sicuro che, se in questi anni non avessimo perso le tracce l’uno dell’altro, saremmo diventati grandissimi amici”. Purtroppo, però, non tutte le belle storie hanno un lieto fine. Risalito alla famiglia Bonora, grazie al determinante aiuto di tutti i peschieresi, la moglie di Ferruccio ha comunicato a Risocaro che il marito era gravemente malato e che aveva contratto il covid mentre era ricoverato in ospedale per un’infezione. “Ferruccio è venuto a mancare appena due giorni dopo che l’avevo finalmente trovato”, conclude Risocaro. “Negli ultimi 22 anni ho fatto di tutto per ritrovarlo e, proprio ora che avrei potuto rivederlo, ci ha lasciati per sempre. È difficile per me descrivere il dolore e il rimpianto che provo in questo momento. Ferruccio rappresenta un periodo felice della mia vita, una svolta che ha simboleggiato la mia crescita come lavoratore e come uomo. Non so cosa darei per vedere la sua faccia dopo tutti questi anni. Lo ricorderò per sempre”. La storia di Ermenegildo e Ferruccio non è solo la storia di due colleghi che si ritrovano dopo tanti anni. Questo racconto ha un sapore diverso, sa di due mondi lontani che si uniscono nonostante le differenze sociali e culturali, nonostante i pregiudizi e le malelingue. E, sebbene il tempo e lo spazio che li abbiano divisi per tutta la vita, per Ermenegildo Ferruccio sarà sempre l’amico ritrovato.

Mattia Rigodanza