Una delle sale del museo
11 Dicembre 2012

«Un atto di riconoscenza verso uno strumento che ha diffuso la cultura nelle famiglie». Da questa semplice frase nasce la passione del 77enne peschierese Umberto De Donato nei confronti della macchina da scrivere. Una passione che cinque anni fa l’ha portato ad allestire in via Menabrea 10 a Milano, un Museo dedicato proprio a questo oggetto. È partito con da 390 esemplari per arrivare a 1.200. «Un incremento dovuto principalmente a donazioni da tutta Italia, ma anche dalla Svizzera, Francia, Cina e perfino dal Texas» spiega con il giusto orgoglio. L’ingresso al museo, gratuito, è possibile martedì, venerdì e sabato, dalle15 alle 19. Per visite di gruppo o scolaresche la possibilità di ingresso è in qualsiasi giorno, previo accordo telefonico con lo stesso Di Donato(347.8845560). E ogni anno sono circa 20mila le persone che si portano in via Menabrea per ammirare queste pezzi da collezione. «Nel ventesimo secolo non esiste altro mezzo di comunicazione che abbia lasciato una traccia così indelebile» prosegue Di Donato. «Nella civiltà dell’uomo e nella storia della scrittura niente come la macchina da scrivere. Uno strumento che non potrà mai essere superato da altri. Perché la scrittura è la forma di comunicazione che ci distingue dagli altri essere viventi».

Per il quinto compleanno è stata allestita una grande festa con tanto di torta. Nel museo inoltre si tengono anche due corsi di scrittura creativa, cinque di cuneiforme e di geroglifici. E in questi anni sono stati fatti anche tre concorsi intitolati all’indimenticato Indro Montanelli; una prova di dattilografia, con rilascio di diplomi di partecipazione e omaggio di una macchina da scrivere ai vincitori.

La collezione di Di Donato spesso è anche itinerante: «A gennaio abbiamo portato a Roma 200 macchine, richieste dallo scenografo della Louis Vuitton, per la festa di inaugurazione di un nuovo Store. Oggi 64 pezzi nostri si trovano a Praga sul set per le riprese di un film realizzato da Casanova Multimedia con Luca Barbareschi, per la Rai dal titolo “Olivetti, la forza di un sogno”. Sono tutte cose che mi rendono orgoglioso». In questa sua avventura nel mondo della scrittura con nastro molto lo deve anche ad amici e parenti. «Quando ho iniziato a raccogliere macchine da scrivere, si scatenò una sorta di frenesia tra chi mi conosceva; una gara a chi riuscisse a procurarne di più». Tra i pezzi rari anche un esemplare di Francesco Cossiga, Matilde Serao, Carmen Covito e Giuseppe Gelati.  Quattro invece i libri che in questi anni ha scritto sull’argomento di cui un saggio sulla “Storia del nostro Museo” e uno sulla “Storia della scrittura”.