11 Marzo 2021

Una città sempre più votata al contrasto alla mafia e al ricordo di chi è morto combattendola. Da qualche anno la sensibilità di Peschiera nei confronti di questa tematica sembra essere cresciuta a dismisura. Associazioni e istituzioni hanno intrapreso la strada dell’informazione attraverso iniziative di varia natura, mettendo al centro della questione il confronto tra chi ha vissuto in prima persona la violenza delle mafie e chi deve imparare a non voltarsi dall’altra parte.
Rosy Tallarita, nipote di quel Giuseppe Tallarita che, il 28 settembre 1990, fu ucciso per essersi opposto a un pascolo abusivo, è una delle persone che più si è spesa per portare in città percorsi e iniziative che spaventano la criminalità organizzata. «Per tanti anni ho militato in Libera, l’associazione fondata da Don Luigi Ciotti», racconta l’attivista. «Sono stata anche nel coordinamento lombardo dei famigliari delle vittime di mafia, ma non ho mai amato dovermi destreggiare nella politica istituzionale. Diciamo che ho sempre preferito il mondo dell’associazionismo attivo. E, infatti, pochi mesi fa, insieme ad altre persone che hanno a cuore questa tematica, ho fondato “Vedo, sento, parlo”, una realtà che cerca di abbattere quei muri che ci impediscono di distruggere definitivamente le mafie».
Dal ricordo del nonno morto ammazzato, alla reazione decisa, costruttiva per le persone comuni, distruttiva per il crimine. «L’idea nasce da un progetto che abbiamo in ballo da anni. Ovviamente, il desiderio iniziale è quello di mantenere lucido il ricordo del nonno, in quanto la memoria fa davvero la differenza. Per noi si tratta di un ricordo molto vivo, e crediamo che condividere serva a sentirsi coccolati e capaci di affrontare il dolore. Mettere in piedi un’associazione come la nostra non è stato per niente facile: in tanti si sono tirati indietro, un po’ perché i temi trattati sono molto delicati e particolari, un po’ perché la vita associativa richiede un impegno serio e costante. Alla fine, però, siamo arrivati a creare qualcosa che si possa contrapporre all’omertà, che è il terreno fertile della criminalità organizzata».
A oggi, infatti, più dell’80% dei famigliari delle vittime di mafia non sanno niente dei casi che riguardano i loro parenti, né chi sono stati gli assassini, e neppure conoscono il movente dell’efferato gesto.
«Abbiamo voluto dare dignità a queste vittime e ai loro famigliari, perché, a differenza di molti, noi vediamo, sentiamo e parliamo», continua Tallarita. «Ci siamo presi questo impegno perché, nonostante oggi esista una cultura dell’antimafia grazie a tecnici ed esperti che fanno la giusta informazione, non se ne parla mai abbastanza. Da qui nasce la campagna La memoria dei semplici, che è un po’ il filo conduttore che lega tutte le nostre attività. Vogliamo ricordare le persone come mio nonno, quelli che hanno detto “No” nel loro quotidiano, quelli che non vogliono essere considerati eroi, ma esempi da seguire. Attenzione, non vogliamo dire che ci siano vittime di serie A e vittime di serie B, ma crediamo che siano i piccoli gesti di rifiuto che debbano essere ricordati e trasmessi alle persone. Devo dire che abbiamo raccolto un segnale molto chiaro da Peschiera: c’è voglia di partecipare e di saperne di più. I cittadini sono molto sensibili e le istituzioni sono particolarmente collaborative, le iniziative che abbiamo organizzato fino ad ora lo dimostrano in modo esplicito. Alla marcia danzante in memoria di mio nonno, che si è tenuta il 19 settembre scorso, sono accorsi in moltissimi, cosa per nulla scontata. Anche l’addobbo natalizio dell’albero della memoria, qui a Peschiera, è stato molto partecipato. La voglia di dare spazio a temi come l’antimafia, la memoria e la lotta contro l’omertà è davvero significativa».
Ma gli eventi previsti per parlare di mafie non sono finiti. Emergenza sanitaria permettendo, il 21 marzo, infatti, sarà la Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime di mafia ed è previsto l’addobbo primaverile dell’albero di via Fallaci e la lettura dei nomi di chi è caduto sotto i colpi della criminalità organizzata. Ovviamente, tutto questo sarà organizzato in collaborazione con Libera, che resta un contenitore di umanità e conoscenza enorme. «Vorremmo coinvolgere anche il mondo dell’arte nelle nostre iniziative, perché sappiamo quanto l’ultimo anno sia stato duro per gli artisti», conclude Tallarita. «Fino ad ora abbiamo già preso contatto con il Piccolo circo dei sogni, con Oltheatre, con Radio Active e con la scuola civica di musica».
In modo corale tutte le parti sociali si stanno spendendo per alimentare il fuoco dell’antimafia e anche le istituzioni non si tirano indietro. «Memoria, testimonianza e impegno, sono temi che s’intersecano e che necessitano della presenza di chi ha fatto della lotta alle mafie la propria ragione di vita, ecco attorno a cosa gira il nostro lavoro», dichiara Danilo Perotti, consigliere comunale con delega alla Legalità. «È sì importante preservare la memoria, ma serve soprattutto perseverare nel farlo, perché l’antimafia, come la legalità, è una cultura e, in quanto tale, non si trasmette in un attimo. Nasce come un seme nel terreno fertile, ma ha bisogno di cura e costanza per crescere e radicarsi. È per questo mtivo che in questi anni abbiamo lavorato tanto in questo senso, soprattutto insieme alle scuole. Servono percorsi di conoscenza e attività giovanili inclusive. L’associazionismo, per esempio, in questo ci ha aiutato tantissimo. Devo anche ammettere che avere a Peschiera una testimone come Rosy, sempre disponibile e piena di energia, è una grandissima cosa. Poche persone riescono a infondere quello che trasmette lei. Dedicare un luogo fisico a una vittima, inoltre, è sempre importante, perché ci costringe a fermarci e guardare, a fare attenzione anche se siamo sempre presi dalla nostra quotidianità».
In conclusione, è evidente come a Peschiera le persone abbiano voglia di dar spazio a tutto, dalla socialità alla solidarietà, dal confronto al bene comune. Ecco, è così da anni ma ora possiamo gridarlo più forte: i peschieresi hanno ritagliato un grande spazio della loro vita sociale all’antimafia.
Mattia Rigodanza