16 Marzo 2020

Più di trent’anni di calcoli sbagliati e richieste non ascoltate, gli abitanti del blocco residenziale Ps3 di via Ugo La Malfa, a Mezzate, chiedono chiarezza. “La questione è molto complicata e tecnica”, spiega Davide Toselli, consigliere in forza al Movimento 5 Stelle che ha sollevato la questione durante l’ultimo consiglio comunale. “Dunque, stiamo parlando di palazzi di edilizia economica in cui i residenti godono del diritto di superficie ma non di quello di proprietà. Se gli inquilini vogliono diventare proprietari degli appartamenti devono pagare una quota, e i problemi sorgono proprio quando si arriva a dover rivalutare i terreni e calcolare gli importi. Gli errori che sono stati fatti sono principalmente due, uno riguarda la tempistica e l’altro il calcolo della quota. Per quanto concerne i tempi, il Comune è partito con la rivalutazione dal biennio 1995/96, quando sarebbe avvenuta una presunta vendita, ma si sarebbe dovuti partire da quando i residenti hanno fatto il loro primo pagamento, ovvero dal 1991. In questo modo non è stato tolto quello che hanno pagato in prima istanza. In più, in una bozza di convenzione risalente proprio al 1995, c’era una dicitura che attestava l’avvenuto pagamento precedente, dicitura che nella vera convenzione non risulta”. A detta del consigliere di minoranza i residenti non sono stati tutelati a dovere dalle amministrazioni che si sono susseguite negli ultimi tre decenni. “C’è poi un altro grosso problema tecnico”, racconta Toselli. “Il valore ipotetico dell’area si calcola prendendo non solo la parte di edificato, ma anche le aree cosiddette standard, ovvero quelle parti di territorio che includono strade, marciapiedi e parchi. Da quel valore bisogna togliere il 50% e poi la parte che è già stata pagata. Infine, bisogna dividere il totale tra i residenti. I tecnici, invece, hanno sottratto quello che hanno pagato solo per quanto riguarda l’edificato, non considerando che gli abitanti hanno pagato anche le aree circostanti. Esiste anche un precedente: anni fa il sindaco di Varese si è appellato alla Corte dei Conti per una disputa simile e l’ente ha risposto che va considerata tutta l’area, non solo la parte edificata”. Insomma, alla fine dei conti, secondo Toselli, i cittadini si troverebbero a pagare un prezzo maggiorato di circa il 50%, che si aggiunge ai costi degli atti notarili necessari per poter acquistare il diritto di proprietà. “Tra l’altro il segretario generale del Comune potrebbe fare tranquillamente questo tipo di atti, facendo risparmiare un po’ di soldi ai residenti. Perché l’amministrazione non ha preso in considerazione questa possibilità?”, tuona il politico. “Durante l’iniziativa in cui è stato esposto il problema non è avvenuto un vero confronto con i cittadini. È vero che questa è la prima amministrazione che si interessa a questa questione, ma non sta ancora facendo gli interessi degli abitanti. Per quanto ci riguarda va rivisto tutto, siamo pronti a presentare una mozione in consiglio comunale”.

Mattia Rigodanza