La lapide nel Carengione

Il peschierese Roberto Pons ricostruisce l’omicidio dimenticato e poco conosciuto

27 Marzo 2015

entisei marzo 1976. Esattamente 39 anni fa. Olga Julia Calzoni, per chi la conosce bene solo Julia, viene barbaramente uccisa a 16 anni da due ragazzotti della Milano bene, Giorgio Invernizzi e Fabrizio Demichelis. Una lapide ricorda quella tragedia. Ma sono in tanti a non conoscere questa storia che ha il suo tragico epilogo all’interno del Carengione. La fa rivivere, quasi per caso, Roberto Pons. «Lunedì, passeggiando nel bosco del Carengione, ho scoperto con stupore, semi nascosta dalla vegetazione, una piccola lapide» racconta il peschierese. «La posizione era insolita. Posta a fianco del sentiero principale, assolutamente invisibile se non da chi si addentra e si china sotto un grande arbusto. “Mamma e papà chiedono giustizia per Julia, qui barbaramente uccisa dalle stesse mani che credeva amiche. 26 Marzo 1976 ore 18.30». Da qui inizia la ricerca storica. «Chi fu questa Julia e cosa successe di così tremendo qui?» continua Pons che tornato a casa inizia la sua indagine sulla fine della giovane. «Una ragazzina di buona famiglia, liceale del Volta, che si innamora di un balordo. Un giorno di marzo, del lontano 1976, questo balordo con un suo degno compare decidono d’inscenare un rapimento così, per gioco, per fare uno scherzo ai genitori, dicono a Julia. La ragazza, ingenua, accetta al solo scopo di riavvicinarsi al ragazzo del quale è innamorata e che sembra la voglia lasciare. Ma le menti perverse di questi due “sanbabilini” hanno già pianificato la sua soppressione. Perché? Le successive vicende processuali stabiliranno che non esiste un vero e proprio movente. Cattiveria, sadismo, noia, disprezzo per la vita umana, prevaricazione, violenza contro il più debole. Nel pomeriggio di quel terribile 26 marzo i tre ragazzi, la vittima e i suoi due carnefici, arrivano al Carengione ove i due assassini prendono alle spalle la povera Julia tentando di abbatterla a sprangate. Siccome la ragazza è alta e robusta non muore e tenta di fuggire. A quel punto, presi dal panico, i due le sparano. Il piano non è andato come i due delinquenti avevano previsto. Abbandonano Julia all’ingresso del bosco e scappano. Gli inquirenti arrivano velocemente a loro. I successivi processi confermeranno la colpevolezza di entrambi e li condanneranno all’ergastolo. Una storia che, ad un padre, fa tremare le gambe. Una vicenda che, a chi non è più un giovanotto, mette in moto ricordi di un periodo oscuro e barbaro. Certe vicende non vanno in prescrizione anche se la nostra memoria è, purtroppo, sempre molto corta. Ma questa storia che ho scoperto racchiude in se tutto il peggio che una società civile e progredita possa subire. Spero, infine, per i parenti di Julia, che gli assassini restino a pensare a quello che hanno fatto per tutto il resto della loro giusta, meritata, severissima pena».