15 Luglio 2016

Sono stanco del continuo sciacallaggio sul mondo della scuola» queste le parole esasperate di Basilio Prestileo, insegnante e collaboratore del preside presso l’Istituto Iqbal Masih, quando venerdì scorso si è sentito dare dell’assenteista da parte del titolare di un’azienda privata, contrattata per realizzare alcuni lavori nella scuola in seguito alla vincita dei bandi di Programmi operativi nazionali. Un’accusa, ne è certo Prestileo, frutto dei  pregiudizi che gravano da sempre sulla categoria docenti. «Sosteneva al telefono di voler verificare, tramite ispettori ministeriali, la presenza a scuola del sottoscritto e del dirigente. Ora, premesso che potevamo essere anche in ferie, mi rattrista il fatto che ancora in tanti credono alla favola dei tre mesi di vacanza e ci vedono come una casta privilegiata» spiega l’insegnante. «Senza contare che in questo periodo gli operai non devono venire tutti i giorni e quindi dobbiamo rincorrerli continuamente. Eppure perfino da loro dobbiamo sentirci giudicati per come svolgiamo il nostro lavoro». Uno sfogo comprensibile di chi vuole difendere sé e i colleghi contro i luoghi comuni: lavorare poche ore alla settimana, essere sempre in vacanza e godere di protezioni contrattuali esagerate rispetto agli altri impiegati della pubblica amministrazione. «Per legge abbiamo diritto a 36 giorni di ferie tra luglio e agosto e per il resto dobbiamo essere comunque a disposizione» ha sottolineato il docente, «per non parlare delle famose 18 ore settimanali dato che all’infanzia lavorano 25 ore e alla primaria 22 ore più 2 per la programmazione. Solo nelle scuole secondarie si fanno 18 ore di lezione, ma dove mettiamo tutte quelle  per le attività a casa e le ore di programmazione collettiva?».
Francesca Lavezzari