13 Settembre 2019

Niente processo per i vertici di Trenord, continuano invece le vicissitudini giudiziarie per quelli di Rete ferroviaria italiana. Nuovo capitolo della drammatica vicenda andata in scena il 25 gennaio 2018, allorché, alle 7 del mattino, in territorio pioltellese, tre carrozze di un  convoglio regionale deragliarono provocando la morte di tre passeggere e il ferimento di una cinquantina di pendolari. La procura, infatti, si sta accingendo a chiudere l’inchiesta. Le indagini, portate avanti dai periti, avrebbero a questo punto confermato che il treno non aveva difetti, mentre il binario usurato sarebbe la causa della tragedia. Da qui la decisione che Trenord non ha alcuna responsabilità e per i suoi dirigenti indagati si prospetta l’archiviazione. Non così per nove persone di Rfi. Si tratta dell’amministratore delegato, del direttore di produzione, quattro tecnici e di altre tre figure di Rfi, indagate in un secondo momento, al termine delle perizie. Le accuse variano a seconda del ruolo ricoperto nella vicenda. Per loro ci saranno 20 giorni di tempo per presentare memorie difensive, decidere se essere interrogati o meno, presentare la lista dei testimoni che i pubblici ministero dovranno interrogare. Solo a quel punto gli inquirenti potranno tirare le fila di tutta la vicenda e chiedere che il processo sia avviato. E, su tutta la vicenda, incombe un’inquietante ipotesi: la consapevolezza che il binario fosse da sistemare, ma che si fosse deciso di rimandare l’intervento per una serie di spese che avrebbe comportato.