06 Marzo 2020

Hanno fatto leva sull’emergenza sanitaria per chiedere il rinvio dell’ultimo accertamento nell’inchiesta sulla tragedia ferroviaria del 25 gennaio 2018, quando morirono tre persone a causa del deragliamento di un treno di pendolari, ma la risposta è stata negativa. L’istanza presentata dalla difesa di uno degli indagati e da quella Rfi è stata rigettata. I pubblici ministeri hanno fatto presente che, già all’inizio di febbraio, si era tenuto un  rinvio legato, anche in questo caso, al deragliamento del Frecciarossa Milano-Salerno avvenuto nel lodigiano. Disporne un altro non è parso proprio il caso, sottolineando  “l’esigenza di procedere ad una pronta definizione del procedimento”. Le indagini per il disastro ferroviario erano state chiuse a fine ottobre 2019  in vista della richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 12 persone. In quell’occasione la difesa di Rfi aveva chiesto, e ottenuto, un’ulteriore ispezione da parte dei suoi consulenti, dei pezzi del treno, che si trovano custoditi presso lo scalo Milano-Fiorenza. E queste verifiche si sono svolte nei giorni scorsi. A nulla è servito il tentativo di differirle nuovamente da parte del legale di un indagato, motivando la sua richiesta con il fatto che a queste operazioni avrebbero dovuto prendere parte alcuni tecnici che, alcune settimane fa, si erano occupati anche del deragliamento del Frecciarossa nel lodigiano, a pochi chilometri da quei Comuni confinanti, per il coronavirus, nella cosiddetta “Zona rossa”. Si è provato a fermare l’ispezione adducendo che la Regione ha emesso un’ordinanza con cui vieta tutte le forme di riunione in luogo pubblico e privato, ma per i pm questi accertamenti non erano equiparabili agli assembramenti di persone che vengono riportati nel documento del Pirellone.