28 Febbraio 2020

Lo scorso weekend sembrava davvero dovesse arrivare la fine del mondo. Strade deserte, autobus vuoti, supermercati saccheggiati: le persone hanno seriamente pensato che la loro vita potesse prendere una piega tragica, degna dei più famosi film distopici americani. In molti l’hanno definita una psicosi collettiva alimentata da allarmismi e paure infondate o, per lo meno, non giustificabili da quella che è la reale emergenza. Poco importa, le persone hanno comunque sentito il bisogno di correre ai ripari.
Dopo aver letteralmente svuotato gli scaffali dell’Esselunga di Segrate, sulla Cassanese, e di quella di Pioltello, al confine con Cernusco, gli abitanti della zona si sono riversati nei centri urbani, prendendo di mira i supermercati più piccoli. «Lo scorso fine settimana è stato pazzesco, c’era davvero chi parlava di fine del mondo nelle corsie del negozio», racconta Stefano Ofria, terzo di sala presso l’Unes di San Bovio. «Nei giorni successivi, per fortuna, le cose si sono un po’ normalizzate, ma abbiamo fatto comunque fatica a garantire la completezza di prodotti che solitamente ci contraddistingue. Le persone hanno fatto rifornimento di tutto, non facendo distinzione tra beni a lunga scadenza e prodotti da consumarsi nel breve termine. Noi abbiamo fatto ordini sempre più consistenti per sopperire all’emergenza, ma non è stato facile per la nostra azienda distribuire i carichi in tutti i negozi della zona. La gente si è fatta davvero catturare da una psicosi allucinante». Con il passare dei giorni, per fortuna, ci si è resi conto di essere stati presi da un’isteria collettiva e anche l’assalto a supermercati e discount si è ridotto.
Ovviamente il panico collettivo ha avuto ripercussioni anche sui lavoratori del settore alimentare, che si sono visti allungare i turni da un giorno all’altro. I magazzinieri e gli addetti al controllo qualità dell’Esselunga, presso la sede di Pioltello, hanno fatto sapere che nei giorni scorsi si sono ritrovati ad accumulare molte ore di straordinario, cosa che per alcuni è molto positiva, ma che se protratta rischia di aver risvolti spiacevoli sulla salute dei dipendenti.
Se per qualcuno il lavoro non è di certo mancato, altri, purtroppo, hanno lamentato il problema opposto. Basti osservare che perfino i McDonald’s di Segrate si sono ritrovati completamente vuoti durante le ore di punta. Alcuni esercizi commerciali della ristorazione hanno deciso di chiudere totalmente per questa settimana, mentre altri hanno sfidato l’emergenza pensando che gli incassi, seppure particolarmente magri, potessero aiutare l’attività.
Mattia Rigodanza