11 Gennaio 2019

Neppure il tempo di lasciare la segreteria locale del Pd che, complici le dimissioni di Umberto Costamagna, si è trovato a ricoprire il ruolo di assessore, per giunta con una delega delicata come quella ai Lavori Pubblici. Lui è Damiano Dalerba ed ecco la lunga chiacchierata fatta con lui.
Partiamo dal suo primo impatto in giunta?
«Solitamente quando si è nominati assessori si è felici. Io invece ero un po’ depresso perché avevo, e ho tuttora, stima di Costamagna. Era la persona giusta al posto giusto e  sostituirla sarà faticoso, visto che stiamo parlando di un imprenditore  con una carriera professionale notevole, in grado di dare lavoro a 2mila dipendenti».
E dopo il momento di depressione quali sono state le altre sensazioni?
«Mi sono subito messo a lavorare. E devo dire che l’impatto con la nuova realtà è stato agevolato da due fattori. Il primo è che conosco bene sindaco, assessori e consiglieri comunali, il secondo è che, essendo il segretario cittadino uscente del Pd sono ben cosciente di tutti i nodi politici che dobbiamo affrontare. So bene dove questa amministrazione vuole andare e questo mi facilita. Inoltre, avendo già fatto il vicesindaco a Pessano, conosco le dinamiche di giunta».
Lei ha sostenuto che non voleva fare l’assessore, ma è stato chiamato dal sindaco Micheli. Da più parti si sussurra, invece, che lei ci tenesse. Una volta per tutte, vuole raccontare la sua versione?
«Micheli mi ha chiesto in tre occasioni differenti di entrare in giunta. Le prime due risalgono a inizio e a metà mandato. In entrambi i casi ho ringraziato, ma ho rifiutato perché ho una carriera professionale importante, che mi piace e che mi assorbe parecchio tempo. Per un periodo così lungo non avrei potuto fare l’assessore con la disponibilità che richiede un incarico del genere. La terza chiamata è arrivata due mesi fa. Avendo davanti solo un anno e mezzo di mandato, questa volta mi è sembrato giusto accettare. Mi sento come Cincinnato che zappava la terra, ma che quando Roma chiamò lui appoggiò la zappa e andò. Questo per dire che non ambivo a fare l’assessore e non mi sono proposto, ma comunque ricoprirò questo ruolo con piacere, passione e impegno».
Lei è l’assessore più “politico” di questa giunta, se ne rende conto, vero?
«Non ci avevo mai pensato, ma è  un’osservazione interessante. Aggiungerei, però, che lo sono al pari di Barbara Bianco. Questo comunque non mi fa sentire una maggiore responsabilità sulle spalle e non credo neppure di essere stato scelto per questa peculiarità. Credo piuttosto che Micheli mi abbia voluto più per l’aspetto tecnico e per la conoscenza che ho già della macchina comunale. Io rispetto le gerarchie e so bene di essere un marinaio sulla nave di Micheli. Le responsabilità politiche spettano a lui, a me il compito di appoggiarle».
Sarà l’assessore di riferimento di quale quartiere?
«Segrate centro».
Le deleghe, invece, sono piuttosto importanti...
«E molto belle, anche. I Lavori Pubblici mi permetteranno di fare un percorso nuovo ed è stimolante questo.  Devo dire che ho trovato un’altissima qualità dei dipendenti che operano in questo settore. E questa qualità, va riconosciuto, è merito anche della passata amministrazione».
Ha già fissato un cronoprogramma dei lavori, con tanto di priorità?
«Le priorità sono quelle di sempre. Al personale ho detto che io sono come uno yogurt: ho scadenza tra un anno e mezzo. Abbiamo poco tempo, ma si può lo stesso fare bene. E ho anche aggiunto che proprio il fatto che io sono a scadenza mi porta ad essere al loro servizio e non viceversa».
E nel dettaglio delle priorità, cosa mi può dire?
«È tutto già impostato: seguirò le direttive impartite da Stanca prima e da Costamagna poi. Il mio compito è di portarle a termine. Dobbiamo curare l’esistente e dedicarci a scuole, strade, illuminazione pubblica, piste ciclabili e verde».
Ma ci sarà il suo zampino in qualcosa...
«Io ho trasformato il lavoro previsto in una maniera, diciamo, visuale. Ho riportato tutti gli interventi previsti su una Google Map per avere maggiormente sott’occhio i tempi dei lavori e i quartieri dove sono concentrati gli interventi. Questo permetterà di evitare sovrapposizioni, rendendo così più snello il nostro operato».
Cambiamo argomento. Tra maggioranza e parte dell’opposizione le tensioni sembrano alte. Costamagna si era detto pronto a cercare di ricucire i rapporti, invece lei caratterialmente non è proprio un diplomatico. Le piacciono le polemiche e le schermaglie. Mi sbaglio?
«Come ho detto prima, la nostra nave ha un capitano e io sono un marinaio.Tocca ai capitani delle differenti navi parlarsi, non certo a me. Io so che Micheli  dialoga con tutti e con molti ha anche un ottimo rapporto. Comunque è vero, la dialettica politica mi stuzzica, ma credo che sul mio essere sanguigno ci sia un po’ un preconcetto.Sono l’assessore di tutti i segratesi e chiunque vorrà ragionare con me su Segrate sarà sempre il benvenuto nel mio ufficio».
Che Pd ha lasciato al neo segretario cittadino Di Chio?
«Il buon politico prepara il campo a chi dovrà sostituirlo e penso di avere lasciato a Di Chio un partito unito, propositivo, con tanta gente che ha voglia di fare. E che fa. Basti pensare alla Festa dell’Unità che sembra una cosa banale, ma non lo è per nulla. Per organizzarla ci vogliono volontari e tanta passione. Di Chio è partito con il piede giusto».
Un anno e mezzo vola. E poi?
«Poi si torna al voto, sperando che Micheli venga rieletto. Dobbiamo lavorare perché questo avvenga e perché lui accetti di ricandidarsi».
Quindi il Pd appoggerà di nuovo Micheli?
«Sarebbe folle che il Pd non lo ricandidasse. È il nostro Ronaldo e a Ronaldo non si chiede di andare in panchina».
Possiamo dunque escludere le primarie?
«Ora come ora non le reputo necessarie, anche se a priori non posso escluderle. Esiste un regolamento nel nostro statuto: se qualcuno è in grado di raccogliere un certo numero di firme, ha il diritto di chiederle. L’importante è che le primarie uniscano e non dividano».
E alle primarie non vedremo Dalerba?
«Per vederlo lo scenario dovrebbe essere apocalittico».