19 Maggio 2023

Dopo tre anni di stop a causa della pandemia, è tornato un appuntamento attesissimo non solo dagli abitanti di Rovagnasco, ma da tutti i segratesi: lo scorso fine settimana, infatti, si è tenuta la Festa di San Vittore, giunta alla sue 43esima edizione. Come vuole la tradizione, l’evento è stato curato dall’associazione Il Quartiere che ha riproposto la manifestazione con l’aiuto fondamentale di un nuovo gruppo di giovani. In tutto, infatti, sono 40 le persone che si sono impegnate nell’organizzazione di quella che è la fiera più antica di Segrate.
«L’evento è nato anche prima del  1980» ha raccontato Franco Muschio, il segretario del comitato. «All’inizio era un incontro fra amici, poi è diventato una festa per tutta la città. I vecchi del paese, infatti, avevano chiesto agli antenati dei Sirtori di potersi trovare nella sua cascina. Così hanno incominciato loro ad arrostire le salamelle con il legno e il fuoco, e ora ci siamo noi con il gas».
Il legame con il passato è molto forte ed è il motivo che spinge Il Quartiere a riunirsi sin dall’inizio dell’anno per pianificare nei minimi dettagli ogni attrazione della kermesse. «Di solito i lavori cominciano i primi di gennaio, anche se quest’anno siamo partiti un po’ in ritardo» ha spiegato Paolo Melchior, presidente dell’associazione. «I tempi stretti hanno condizionato un po’ anche il programma. Siamo, infatti, ritornati sui nostri passi e abbiamo proposto le attrattive che sono state sempre presentate nelle scorse edizioni, anche se speriamo in futuro di allargare il concetto della festa».
La due giorni, infatti, si è inaugurata con la cena in cascina, il momento di convivialità più importante dell’intera manifestazione, come ha sostenuto Muschio: «Quello che non bisogna perdere di San Vittore è proprio la cucina tradizionale: panini, rane, pesciolini. A questi piatti però sono state affiancate anche delle novità». La serata di sabato però non è stata solo pietanze, ma anche tanto intrattenimento. Sia grandi che piccini si sono scatenati sulle note dei successi della musica italiana suonati dagli Alt@moda e si sono lasciati poi affascinare dagli immancabili fuochi di artificio.
Fra le vie di Rovagnasco era possibile scorgere bambini divertirsi sulle giostre, gruppi di ragazzi che avevano trasferito la loro solita uscita serale alla festa, adulti, che hanno colto l’occasione per condividere una birra con i propri amici, fino ai più anziani, che non rinuncerebbero mai al tradizionale appuntamento. Il punto di forza di San Vittore è proprio l’aspetto umano, la sua capacità di riuscire a riunire tutti i segratesi.
E anche la giornata di domenica è stata vissuta da tutta la cittadinanza, a partire dalla mattina, quando si sono aperte le bancarelle, per la prima volta gestite dalla Pro loco. Dopo la messa, è stato poi il momento del giro delle moto d’epoca e del corteo della banda di Pioltello. Anche il pomeriggio è proseguito con la musica dal vivo della Windbrary band e dell’Orchestra Livraghi. La festa, infatti, non si è lasciata intimidire dal temporale: «Il tempo ci benedice sempre, ma noi non molliamo mai» ha commentato ridendo Melchior. La voglia di aggregazione ha, quindi, avuto la meglio e l’evento si è concluso con successo.
Oltre a essere stato un momento per ritrovarsi e per fare nuove conoscenze, partecipare alla festa è stata anche un’ooccasione per compiere una buona azione: l’intero ricavato, infatti, quest’anno verrà diviso e devoluto in beneficenza alla parrocchia del Villaggio Ambriosiano, all’Istituto dei tumori e ai Ragazzi di Robin, che hanno anche aiutato nel servizio durante tutti i pasti.
Dunque anche quest’anno cala il sipario su San Vittore e rimane solamente da dire un grande grazie alle numerose realtà e persone che hanno contribuito: «Un caloroso ringraziamento va al Comune, in particolare all’Ufficio cultura e all’architetto Giampiero Airato» hanno detto insieme Muschio e Melchior. «Grazie anche al Cps Rovagnasco, alla Pro loco e a tutte le famiglie Sirtori. Ma soprattutto a tutti i nuovi giovani che si sono uniti al Quartiere: solamente con il loro contributo siamo potuti ripartire».
Chiara Fasoli