19 Gennaio 2022

Dopo un lungo iter burocratico, la notizia è ufficiale: Segrate è tra le città scelte per ospitare una delle Case della Comunità previste dal Piano nazionale di recupero e resilienza, nell’ottica di un miglioramento delle strutture socio-sanitarie. L’assessore alla Salute Barbara Bianco racconta l’articolato processo amministrativo che ha reso possibile l’accettazione della proposta segratese, al fianco delle altre 217 cui regione Lombardia ha designato i fondi del disegno di sviluppo.

«Inizialmente l’obiettivo era quello di produrre un progetto unitario con il Comune di Vimodrone, per offrire una risorsa fondamentale a tutto il territorio del Crt (Centri di riferimento territoriale, ndr), con gli oltre 50mila abitanti che raccoglie, e per mettere a disposizione spazi più ampi per la realizzazione di un numero maggiore di servizi». Infatti, esistono diverse categorie di Case della Comunità, che si differenziano soprattutto per le dimensioni e di conseguenza per la quantità di prestazioni erogate. Nonostante l’iniziativa congiunta delle vicine amministrazioni, le candidature sono state valutate separatamente e, come risultato, al progetto segratese è stata destinata una parte dei fondi regionali, nell’ambito della Missione 6 del Pnrr.

Bianco spiega che «in una prospettiva di crescita, l’adesione del Comune all’indirizzo nazionale è volta al miglioramento del sistema sanitario locale, soprattutto attraverso la formazione di una rete integrata di tutti i servizi e la digitalizzazione dei processi, in modo da permettere una vera e concreta presa in carico del paziente». A questo proposito, fa riferimento ad alcune delle numerose situazioni paradossali che si sono rese evidenti di recente, sottolineando la necessità di sburocratizzare le procedure e unificare i sistemi di interfaccia.

Non si tratta di vuote parole, perché l’amministrazione segratese si è già mobilitata per ottimizzare la situazione attuale e allestire gradualmente un piano per il futuro. «Abbiamo già reclutato alcuni medici di base, mettendo loro a disposizione gli spazi dell’Asl in modo gratuito, per favorire il legame reciproco con il territorio, sperando di riuscire a inserirli nella Casa della Comunità, una volta che sarà aperta al pubblico». Molti particolari sono ancora incerti circa le modalità di sviluppo dell’idea centrale, soprattutto perché ancora non sono pervenute indicazioni sulla forma che la struttura assumerà, sia essa hub o spoke. Più probabilmente, viste le dimensioni relativamente ridotte, seguirà il modello spoke: sarà aperta 12 ore al giorno e 7 giorni su 7, con l’elettività di una parte dei servizi che invece nella versione hub sono obbligatori. Nelle esigenze che si intende coprire sul territorio segratese si nota una particolare attenzione all’aspetto socio-sanitario e consultoriale: una più ampia offerta di medici e pediatri, psicologi e infermieri di famiglia, una telemedicina sviluppata, cure specialistiche incentrate, tra gli altri, sul settore oncologico, nefrologico e quello di otorino laringoiatria.

«Vogliamo assolutamente essere in grado di offrire ai cittadini le cure primarie e di gestire le cronicità», prosegue Bianco, aggiungendo, in merito alla questione dei costi, che «allo stato attuale non si sa con esattezza come ci si occuperà di questo aspetto, ma sicuramente la governance del progetto dovrà essere pubblica». Ad oggi, infatti, si conosce solo la natura e l’indirizzo degli investimenti statali e regionali, che sono volti al restauro e all’organizzazione strutturale, ma l’amministrazione è fiduciosa che in futuro si produrranno maggiori chiarimenti. D’altra parte, ci vorrà ancora del tempo prima che la Casa della Comunità segratese sia resa funzionale: l’apertura è stimata tra due anni.

Nel frattempo, lo spirito del progetto è portato avanti attraverso una serie di iniziative per alleviare la situazione sanitaria corrente. «La città sta vivendo una condizione comune a tutto il territorio, ma l’alta percentuale di vaccinati ci permette di ridurre il numero di casi gravi e quindi la sofferenza delle terapie intensive negli ospedali della zona», conferma l’esponente di giunta, ribadendo l’invito a continuare la campagna di profilassi, includendovi soprattutto i bambini, che ora sono soggetti particolarmente fragili. Rimane ferma la speranza, nonostante tutto, che non si arrivi a una nuova chiusura delle scuole, nonostante i numeri pongano in uno stato di allerta che non può essere ignorato, presentando un tasso di positività al 19% tra gli abitanti di Segrate.