30 Settembre 2022

Duemila lettere in sei anni, sempre con il francobollo affrancato, scritte a mano con una calligrafia decisamente scolastica e ogni volta con un mittente diverso a volte con nome italiano e cognome che tradirebbe origini straniere, inviate al Corriere della Sera. Il motivo? Tutte incentrate sul trasporto pubblico che non funzionerebbe a dovere, con fermate, percorsi e orari che andrebbero modificate
È stato lo stesso quotidiano a rendere nota la vicenda con un articolo online. L’articolista scrive, con un certo orgoglio, che quasi sicuramente si tratta di un loro lettore “assiduo, anzi affezionato, che crede nel giornale e nel suo potere di influenza, un cittadino attento, di quelli mai cuntent si dice a Milano”. Quello che, però, l’articolista del Corriere non sa è che questa volta il prestigioso quotidiano nazionale è un ripiego. Già, perché l’anonimo cittadino, che ne esce pazzo a vedere bus e tram che girano semivuoti perché non c’è un piano strategico corretto, in realtà ha subissato di lettere anche noi. E molto tempo prima.
La sua crociata era nata contro i mezzi di trasporto segratesi, sia quelli interni che quelli che raggiungono Milano. Nel 2004 la prima missiva che avevamo pubblicato nello spazio delle lettere sul giornale. La settimana successiva altre due in contemporanea. Stessa calligrafia, stesso tema, mittente con nome diverso. Chiaramente non le pubblicammo, ma da quel momento per circa tre anni la nostra redazione riceveva puntuale una missiva ogni tre o quattro giorni. Poi all’improvviso ha smesso. Siamo venuti a conoscenza che di recente aveva iniziato a scrivere anche al Comune di Segrate, probabilmente non appagato dalla poca considerazione dei media.