25 Gennaio 2019

Chi ama i programmi dedicati alla cucina, sicuramente non si sarà di certo perso l’edizione di MasterChef All Star. E sarà rimasto incantato dalla capacità, creatività e grinta di una delle concorrenti più talentuose. Stiamo parlando di Rubina Rovini, probabilmente fermata in finale da un profondo taglio a un dito che l’ha condizionata. InFolio l’ha intervistata per voi. Andiamo a scoprire qualcosa in più di lei e qualche segreto del dietro le quinte di un programma oramai diventato un cult.
Allora Rubina, com’è stato tornare nella cucina di MasterChef? Immagino che la chiamata sia stata una cosa un po’ inaspettata... È squillato il telefono e...?
«È stata un’emozione unica. Adrenalina ma anche tanta gioia per la mia seconda possibilità a MasterChef, del tutto inaspettata. Stavo mangiando un gelato col mio piccolo Vittorio, è squillato il telefono e non mi sono resa conto di aver parlato così tanto da far sciogliere completamente il cono nella mano».
Quando hai visto gli altri concorrenti, chi ha pensato potessero essere i favoriti?
«Ho sempre apprezzato molto Maradona, Simone e Almo. Molti altri non li conoscevo, ma ho avuto modo di farlo durante la gara».
Tu, Simone e il vincitore Michele: possiamo dire che in fondo è stato un podio con qualche sorpresa?
«In realtà MasterChef riserva sempre molte sorprese, durante tutto il percorso. Basta un ingrediente avverso o un imprevisto per capovolgere qualsiasi pronostico».
Quanto ti ha danneggiato, in vista della possibile vittoria, il taglio che ti sei procurato al dito?
«Moltissimo. Il taglio era molto profondo, mi ero quasi staccata un pezzo di falange, hanno dovuto fermare la gara perché il sanguinamento aveva ricoperto giacca, scarpe e il bancone di rosso. Hanno cercato di bloccare l’emorragia ma niente: ho dovuto cambiare guanto ogni 5 minuti durante tutta la finale».

Quando hai capito che potevi arrivare in finale?
«Solo quando ci sono arrivata. Il piatto di Valerio, che mi ha permesso di raggiungerla, era molto laborioso, aveva tanti ingredienti e preparazioni, mi ha aiutata molto la mia buona memoria e la mia meticolosità».
E in finale, con quel taglio, hai intuito che non avresti vinto o non ne avevi proprio idea?
«Sapevo che avevo commesso degli errori di bilanciamento durante la produzione dei piatti, ero troppo distratta dal taglio e dal fatto che il sangue potesse cadere nei piatti».
In televisione i “tagli” della produzione a volte rischiano di farvi apparire un po’ falsi, pronti a parlarvi alle spalle. Quando hai visto le puntate hai pensato: “fa parte del gioco” oppure ti ha sorpreso? C’è stato qualcuno che a posteriori ti ha deluso o qualcuno che hai rivalutato?
«Ho sempre pensato che, nonostante i montaggi, non ci sia mai niente che va in direzioni opposte al vero. Ovviamente tutto fa parte del gioco, in gara nessuno guarda in faccia a nessuno. Molto più difficile, per alcuni, avere la capacità di chiudere la gara nel momento in cui si spengono le telecamere».
C’è un (o più) concorrente con cui hai legato davvero?
«Ho legato con molti dell’edizione All Stars. Con Almo abbiamo grandissima stima reciproca, con Danny passavamo tantissimo tempo insieme, adoro Ivan, Simone e molti altri. Paola è geniale e trovo adorabile il suo sarcasmo».
Uno con cui invece non ceneresti mai?
(Sorride) «Posso dire di aver cenato praticamente con tutti loro».
Nel mondo musicale oramai sono di moda i duetti. In cucina è impensabile?N
«No, anzi. Ognuno in cucina, come nella musica, ha le sue caratteristiche. Dovrebbe capitare più spesso».
Come ti sei avvicinata al mondo della cucina?
«Sono stata molto legata al cibo fin da piccola. Tradizioni familiari molto forti mi hanno formata sin dall’infanzia. Poi, crescendo, ho approfondito con studi e corsi di formazione, fino alla decisione definitiva di far diventare la mia grande passione un lavoro».
Hai subito capito che era la tua strada?
«Decisamente sì».
Cucinare per te è...?
«Comunicare, raccontare, offrire qualcosa del proprio intimo a chi assaggia».
Ricordi il tuo primo piatto?
«Ho cucinato fin da piccola, il primo in assoluto credo sia stato un biscotto nel mio Dolce forno, un regalo di mia nonna quando avevo solo 4 anni».
C’è una materia o un ingrediente che non metteresti mai nel tuo piatto?
«In generale non amo molto le frattaglie, hanno un sapore troppo forte per i miei gusti».
L’abbinamento più assurdo che hai mai messo in un piatto e che, invece, ha funzionato?
«In finale è stato molto apprezzato l’abbinamento fra quaglia, caffè e caviale di lumaca».
Ma Rubina avrà un piatto preferito: qual è?
«Potrei vivere di risotti, con qualsiasi ingrediente ma risotti».
L’impiattamento un incubo o una parte essenziale?
«Per me è una parte fondamentale. Essendo un’esteta ho bisogno fisico ed emotivo di vedere qualcosa di bello, per essere convinta che possa anche essere buono».
Mi dai un aggettivo per i giudici che si sono alternati in questa edizione? E già che ci siamo anche per Cracco?
«Cannavacciuolo è rassicurante, Barbieri severo, Bastianich imperiale, Locatelli meravigliosamente coinvolgente. Cracco mi faceva tremare con lo sguardo».
Iginio Massari è davvero così terribile?
«È un maestro, un guru della pasticceria e della cucina italiana. Non credo sia terribile, ha chiaramente una conoscenza sconfinata delle materie che tratta, ed è giusto che pretenda molto da chi cucina per lui».
Riusciresti a fare il giudice di una competizione culinaria come MasterChef?
«Perché no, sarebbe divertente e sicuramente imparerei molto».

Immagino che in strada la gente ti riconosca e ti saluta. Che effetto ti fa? In fondo siete chef, non attori o atleti...
«All’inizio mi sono dovuta abituare a tutti questi cambiamenti. Ora mi fa moltissimo piacere anche perché devo a loro tanta della mia notorietà».
Nel tuo futuro c’è?
«Ci sono molti progetti: sicuramente qualcosa di mio, non un ristorante ma un progetto più strutturato».
Roberto Pegorini