24 Maggio 2019

Insieme a Gianfranco Rosa di Segrate Nostra è sicuramente la memoria storica della politica cittadina. La sua prima esperienza in consiglio comunale risale al 1985, eletta nelle fila dell’allora Pci. Nel suo curriculum anche un’esperienza di 4 anni da assessore, prima con la delega  ai Servizi Sociali e poi con quella all’Istruzuone. Lei è Liliana Radaelli, tornata nel parlamentino da novembre 2017, quando Barbara Bianco, diventando assessore, ha lasciato vacante un posto. Sentiamo cos’ha da raccontarci   
Da veterana della politica segratese, che giudizio si è fatta di questo consiglio comunale?
«Come sa, è solo da un anno e mezzo che sono rientrata in consiglio e confesso che l’esperienza non è positiva. L’opposizione è tiepida, sonnolenta e scarsamente stimolante. Si scontrano, ma non si confrontano, due visioni della città inconciliabili. Il consumo di territorio visto come strumento per creare profitto, da una parte, e la conservazione del territorio che genera benessere e migliora qualità della vita, dall’altra. In altri tempi la scelta sarebbe stata più difficile: il bisogno di case, di investimenti ci poteva stare, ma oggi la nostra città non ha certamente bisogno di abitazioni e tanto meno di insediamenti commerciali. Non solo, oggi altri fattori ci impongono di rispettare l’ambiente ogni qual volta sia possibile, anche se ciò dovesse comportare un sacrificio per la nostra comunità. Lo dobbiamo ai nostri figli e ai nostri nipoti».
Nei confronti dell’opposizione lei usa sempre toni distensivi: perché conosce le difficoltà di quel ruolo, perché stima i suoi componenti o semplicemente per suo carattere?
«È vero che mi rivolgo all’opposizione sempre educatamente, ma li richiamo al loro dovere di essere partecipi, di interessarsi ai problemi, di essere presenti e attenti. Forse, però, le parole contano poco, dovrei essere più  aggressiva».
All’interno del Pd esistono più anime. Non crede che alla lunga questo possa essere più un limite che una risorsa?
«Noi siamo un partito composto di tante persone che interagiscono e si confrontano, a volte vivacemente. Siamo vivi e a me piace così».
In maggioranza, qualche malpancista però pare esserci...
«Il partito democratico partecipa a tutti i consigli senza defezioni e ha sempre votato compatto. Se qualcuno a volte soffre è certo che comunque si è sempre allineato alle decisioni di maggioranza».
Come sta lavorando questa amministrazione? Si aspettava qualcosa di più?
«Questa amministrazione ha lavorato in grosse difficoltà, dovendo gestire un territorio compromesso, assediato da interessi enormi: il centro intermodale, l’arrivo del centro commerciale più grande d’Europa, la viabilità speciale e una situazione economica pesantissima che ci ha portato a dichiarare il dissesto. Difficile che potesse fare cose eclatanti. Ha fatto del suo meglio».
C’è un assessore che merita un applauso un pochino più convinto di altri?
«Se ci fosse non starebbe certo a me designarlo. Ci penseranno i cittadini tra un anno».
A proposito, in questo anno come ci si prepara alle prossime amministrative? Lavorando sodo sui social, nuovo mezzo di comunicazione, o con il più classico “passeggiare al mercato” e stare in mezzo alla gente?
«Direi usando tutti gli strumenti  a disposizione. Certo, io sono decisamente inadeguata a usare i social, farò quello che so fare meglio e andrò sul classico».
Cosa sogna per la Segrate del futuro?
«Una città in cui ci sia spazio e possibilità per tutti, aperta, cosmopolita e generosa. Che il centro commerciale che incombe sulla città si riveli un’ opportunità per molti. Sarà importante minimizzare il danno e sfruttare le potenzialità».
Cambiamo scenario. A livello nazionale, come vede questa alleanza M5S-Lega?
«I matrimoni di interesse durano più a lungo dei matrimoni d’amore, ma non producono benessere, sono tristi, deprimenti e senza entusiasmo. Alla lunga poi gli interessi condivisi si esauriscono e restano contrasti insormontabili. Mi auguro che questa alleanza si esaurisca prima di produrre danni irreversibili».
Dove ha sbagliato, se secondo lei ha sbagliato, il governo Renzi per perdere così tanta fiducia?
«Di certo io non l’avrei accantonato. Con tutti i suoi sbagli era comunque il meglio che potevamo esprimere e ha lavorato bene, ma se vedi che un leader viene pesantemente contestato da quelli che dovrebbero essere i suoi compagni la gente perde fiducia. È molto facile demolire qualcuno, costruire consenso richiede molta più fatica».
La ricetta per ritrovare il consenso della gente?
«Governare bene è difficile, fare promesse esagerate è facile, ma bisogna essere spregiudicati. Una volta un vecchio compagno mi disse che dal dopoguerra la sinistra è stata chiamata al governo quando le cose andavano male, per far digerire al popolo lacrime e sangue. Quando il peggio è passato si è allegramente ritornati alle cicale. Forse aveva ragione. Oggi la società è radicalmente mutata e le parole d’ordine di una volta non sono efficaci. Qundi, tenendo fermi gli obiettivi di giustizia ed equità sociale, dobbiamo trovare un linguaggio capace di interpretare le necessità delle persone. La politica deve studiare, approfondire, offrire risposte adeguate e comprensibili».
Tornando invece a Segrate, tra un anno, Micheli candidato sindaco o primarie?
«Non vedo pretendenti all’orizzonte che possano candidarsi a succedere a Micheli. Certamente le primarie coinvolgono la gente, accendono i riflettori e appassionano, ma sono anche uno strumento da usare con prudenza e solo se necessario».
E lei, pensa di rimanere “nell’arena” o si divertirà a guardare la politica segratese dall’esterno?
«La mia carriera politica volge serenamente al termine per raggiunti limiti d’età. Ho dato e avuto molto, certo continuerò a seguirla con interesse».