11 Novembre 2021

Sono ormai quasi due anni che i 26 volontari della protezione civile non si fermano un attimo. Precisamente da quel 22 febbraio del 2020, quando, durante un’esercitazione al Centroparco, il telefono del coordinatore cittadino, Nunzio Brognoli, squillò: era il sindaco Paolo Micheli che lo avvisava di alcune notizie contrastanti che parlavano dei primi casi di covid anche nel nostro Comune. E da quel momento è stato un susseguirsi di interventi e di impegni, tutti volti in quella direzione.
«Da quel giorno è cambiato il mondo anche per noi» racconta Brognoli. «Il primo contagio registrato ha riguardato un ragazzo di Redecesio e il sindaco ha deciso di istituire subito il Coc, Centro operativo comunale, per monitorare costantemente la situazione sul territorio e prendere le decisioni del caso. All’inizio la parola d’ordine era quella di non creare panico, ma c’è voluto poco per comprendere che non si trattava di una semplice influenza». Qualche giorno dopo l’Areu decise di aprire un centro di comunicazione e informazione per dare indicazioni ai cittadini e la protezione civile segratese aderì: «Rispondevamo al telefono e davamo le informazioni che ci venivano fornite dai medici. Nel frattempo siamo stati uno dei primi Comuni a girare per le strade con il megafono acceso sui mezzi della polizia locale, invitando la popolazione a restare a casa e uscire solamente per le urgenze. E per non farci mancare nulla, in un campo al confine con Segrate fu trovato il solito ordigno bellico e ci dovemmo occupare anche della sua gestione».
Nel frattempo, il governo decise per il lockdown nazionale e questo significava dover aiutare le persone costrette a rimanere in casa: «A marzo abbiamo iniziato a preparare e a distribuire i pacchi alimentari e di prima necessità alle famiglie in difficoltà. Stesso discorso per il ritiro delle ricette dai medici e la consegna dei farmaci. E da aprile ci fu richiesto da Città metropolitana di consegnare anche i kit per i medici contenenti mascherine, alcol e guanti, tutti generi che si faticavano a reperire. Inoltre, il dirigente della Leopardi ci chiese di portare a casa degli alunni alcuni tablet per la didattica a distanza». Brognoli e i suoi uomini lavoravano su turni di 8 ore. Ogni giorno preparavano intorno ai 150 pacchi di generi alimentari e si trovavano a gestire pure i cosiddetti buoni spesa per un valore totale di 190mila euro. Inutile dire lo stress a cui erano sottoposti, con il rischio di contagio sempre presente. Eppure nessuno si è tirato indietro e, cosa importante (e per certi aspetti incredibile), nessuno è stato contagiato, a conferma di quanta attenzione e professionalità è stata messa in campo. «Sanificavamo tutto, dai mezzi ai vestiti e perfino i buoni pasto che passavano di mano in mano. Nel frattempo abbiamo anche iniziato a collaborare con la Caritas», prosegue Brognoli «per gestire una serie di beni deperibili che i supermercati ,per non mandare al macero, donavano a Città metropolitana. Questi erano interventi rapidi, non si poteva perdere tempo».
Ma il meteo non stava a guardare il covid e a maggio si registrò un nubifragio con cantine, box e strade allagate un po’ ovunque: «Ricordo bene quel giorno. Al termine di un servizio di oltre 8 ore, siamo entrati in azione con le idrovore per liberare box e cantine, fino alle 2 di notte».
Con l’arrivo dell’estate il clima di emergenza rallentò per la popolazione, ma non certo per la protezione civile: «Il Comune, in collaborazione con le Rsa, decise di sperimentare il prelievo seriologico, allestendo una postazione al centro civico Verdi e fummo noi a occuparci della gestione, quando il servizio partì. E poi con l’arrivo dell’inverno ecco la seconda ondata. Noi sempre in campo e il maltempo a complicarci gli spostamenti».
Inverno che coincise con l’apertura dei primo centri vaccinali: «Si iniziò con quelli al Fatebenfratelli, alla Macedonio Melloni e alla Fabbrica del Vapore, dove noi prestavamo servizio. Fino a quando, il 20 aprile, è stato aperto il centro vaccini al Parco Esposizioni di Novegro, con un preavviso di soli 15 giorni. Per l’occasione ero stato nominato responsabile della gestione dei volontari. Siamo partiti con 1800 vaccini al giorno per arrivare intorno ai 4mila. L’1 agosto, dopo 104 giorni, abbiamo chiuso a Novegro con ben 317mila vaccini somministrati».
E adesso? «E adesso siamo sempre in campo. La situazione sembra migliorata, ma l’impegno per noi è ancora tanto, tantissimo. Sperando che il peggio sia davvero alle spalle».