Lucchetta firma autografi
23 Maggio 2014

La cresta di Andrea Lucchetta, oltre ad aver fatto scuola, è certamente una di quelle positive nel mondo dello sport. Altro che Balotelli. L’olimpionico pallavolista ieri era un trascinatore in campo, oggi è un vero mattatore fuori, capace di trasformare la sua esuberanza in carica positiva. Ne sanno qualcosa gli studenti della media Leopardi che lunedì mattina l’hanno incontrato (ed è stato show) nell’ambito del progetto di prevenzione “On the road”, avviato dall’amministrazione comunale e dedicato all’educazione stradale. A fianco dell’ex azzurro c’erano il segratese Alessandro Belli, regista del cartone animato trasmesso dalla Rai e mostrato agli alunni che racconta di Brent, giovane inglese che sogna di diventare campione di motociclismo ma ha un incidente in motorino, e Davide Ramelli, vittima di un incidente stradale nel 2011 che gli ha fatto perdere la gamba sinistra. «Brent è un figo, ha successo con le ragazze, ma l’incidente lo allontana dalla sua fidanzata e dai suoi amici» ha raccontato Lucchetta al termine del filmato di cui è ideatore e co-produttore. «È attraverso l’inclusione, lo sport e il gioco di squadra che torna a vivere. Questo è quello che dovete fare voi affrontando una qualsiasi situazione di disagio. Includere chi ha difficoltà in un percorso per fargli raggiungere l’obiettivo». E il pluricampione della Nazionale, sempre ironico e sopra le righe, cosa che i ragazzi hanno apprezzato moltissimo, fornisce le sette parole chiave per far bene nello sport e nella vita: «Sacrificio, forza, tenacia, coraggio, lealtà, equilibrio e umiltà. L’importante è fare sport come momento di condivisione, non è detto che bisogna vincere per forza, ma raggiungere gli obiettivi quello sì. Ed è tramite la “S” di sconfitta che viene voglia di rimettersi in pista». Dalla finzione del cartone animato si è passati poi alla realtà quando il microfono è andato a Davide Ramelli che ha mostrato ai ragazzi le sue protesi, tra queste una color blu che usa in piscina e al mare. «Non vi dico che non sia stata dura, anzi, è stata durissima» spiega Ramelli. «Ma la difficoltà maggiore è stata quella di vincere la paura di mostrarsi per come sono oggi. Un giorno ho voltato pagina e mi sono fatto fare questa protesi colorata. La paura c’è, e rimane, ma bisogna affrontarla e trovare un giusto equilibrio per conviverci assieme. Vale per un dramma come il mio, ma anche per un compito in classe o un'interrogazione».