La mostra di chitarre

La mostra, a ingresso gratuito, raggruppa i pezzi più pregiati della collezione privata di Alberto Venturini

31 Maggio 2013

Negli anni Sessanta c’era chi, come Jimi Hendrix, bruciava le chitarre o le spaccava sul palco. Altri miti di quei tempi del rock n’roll, fortunatamente, non hanno fracassato la loro sei corde che è così arrivata integra fino ai giorni nostri. E alcuni di questi cimeli che hanno fatto la storia delle note planetarie sono in mostra nel nuovo centro civico dedicato alla memoria di Giuseppe Verdi, uno che di musica, forse meno amplificata, ma ugualmente elettrizzante, ne masticava già 150 anni prima. In una sala bianca immacolata le cromature e i colori della Stratocaster suonata da Bob Dylan nel 1965, della Les Paul di Jimmi Page dei Led Zeppelin, della Anniversary gialla fatta vibrare da Tony Sheridan, primo cantante dei Beatles nel 1959 ad Amburgo, e della Mark suonata nel 1964 da Brian Jones dei Rolling Stones, risplendono ancora di più. Fender, Gibson, Gretsch e Vox. Marche che ai più non dicono niente. Miele, invece, per gli appassionati di questi chitarristi e degli strumenti che hanno fatto la storia del rock a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. Ma la mostra (gratuita e aperta fino a domenica prossima 2 giugno dalle 10 alle 22) propone anche pezzi unici italiani e americani degli anni ’60 che hanno fatto impazzire i fan tra il 1950 e il 1982. Le chitarre esposte sono quaranta, le più pregiate tra le trecento della collezione privata (e invidiata) di Alberto Venturini, 61 anni, patron di un’impresa di biciclette di Segrate. E ancora immagini autentiche, articoli e pannelli illustrativi di questi cimeli (normalmente custoditi in una sala a umidità controllata per evitare che legno e vernice si deteriorino) alcuni dei quali superano il valore di 50mila euro. Esposte, oltre alle chicche menzionate, ci sono anche altri strumenti vintage arrivati direttamente dall’era del beat generation: la Fender Stratocaster Sunburst del 1959 suonata e autografata da Alberto Radius, chitarrista di Lucio Battisti e della Formula 3, la Meazzi Hollywood Jupiter del 1964 di un Adriano Celentano ancora molleggiatissimo e la Eko Rokes del 1965 autografata da Shel Shapiro. Sugli scaffali anche due Gretsch 6131 Jet Firebird rosse fiammanti del 1963 e del 1959 e una loro collega di color arancio. E poi il Fender Jazzbass Sunburst degli anni Ottanta che Venturini ebbe in regalo a Verona direttamente dalle mani ancora “fumanti” di Darryl Jones, bassista dei Rolling Stones, e la Vox Cougar Winan di Giorgio Fazzini bassista dei New Dada. «La mia passione per la chitarra nasce a 15 anni» spiega Venturini che ha anche creato un sito ad hoc (venturiniguitars.com), «nella metà degli anni Sessanta, quando lavoravo come apprendista e garzone di bottega dal maestro liutaio Carlo Raspagni di Vignate. Verso la fine  degli anni Settanta, osservando casualmente una vetrina di strumenti musicali, ho rivisto una vecchia chitarra elettrica Fender e l’ho acquistata folgorato dai ricordi. Così è iniziato il mio percorso di collezionista, scavando tra vecchi clienti del laboratorio, band e musicisti ormai a riposo. Oggi sono molto felice quando qualche giovane mi chiede di poter suonare uno strumento che, con suono unico e riconosciuto, abbinato a un indiscusso fascino, porta ai musicisti di oggi un passato che non morirà». 

Alessandro Ferrari