23 Giugno 2023

La scomparsa di Silvio Berlusconi ha fatto il giro del mondo e in ogni angolo di Italia c’è chi ha voluto ricordarlo a modo suo.  E anche il sindaco Paolo Micheli ha deciso di lasciare sulle sue pagine social una testimonianza contornata da una riflessione che, come era prevedibile, ha fatto discutere: “Penso che la nostra città, così intrisa della storia imprenditoriale e politica di Silvio Berlusconi, debba ricordarlo dedicandogli un qualche luogo cittadino. Ne discuteremo insieme a tutte le forze politiche locali”. Una posizione che ha raccolto gli applausi dei berlusconiani e di alcuni esponenti di maggioranza come Federico Figini di Segrate Viva (“Sostengo convintamente la proposta del sindaco di intitolare qualcosa a Silvione, che tanto ha dato alla nostra città”), ma ha anche fatto storcere il naso ad alcuni della coalizione del primo cittadino, come l’assessore al Bilancio Luca Stanca (“Mi sembra una pessima idea”) e il consigliere comunale del Pd Renato Berselli (“Credo sia un po’ prematuro. Ne parleremo”). Ma esattamente, per quale motivo il nome di Silvio Berlusconi è così legato a Segrate? Semplice: per la nascita di Milano 2, quartiere residenziale costruito tra il 1970 e il 1979. Qualche anno prima Edilnord, fondata proprio da Berlusconi, acquistò i terreni e ottenne le concessioni edilizie dal Comune di Segrate. Il progetto fu affidato agli architetti Giancarlo Ragazzi, Giuseppe Marvelli, Antonio D’Adamo e Giulio Possa, mentre alla parte paesaggistica ci pensò Enrico Hoffer. Ed ecco che fu eretto un quartiere a pochi chilometri da Milano, con una formula urbanistica fino a quel momento impensabile: ventotto residenze, per un totale di 2.600 appartamenti pronti a ospitare 10mila abitanti, un residence, un centro direzionale, un centro sportivo, un albergo, plessi scolastici e negozi (la chiesa arrivò più tardi), il tutto immerso nel verde con alcuni specchi d’acqua come il Laghetto dei Cigni, ma soprattutto lontano dalle auto, visto che le strade sono state costruite sotto il livello delle abitazioni e scavalcate da ponti ciclopedonali.
A chi acquistava a Milano 2 veniva regalato un libro in cui si raccontava il quartiere e basta sfogliarlo o leggere il sommario per capire che Berlusconi aveva immaginato un rione avanti di 20 o 30 anni. Un sistema di bike sharing, la possibilità di andare a scuola in assoluta sicurezza anche non accompagnati dai genitori, aree giochi e strutture sportive. Un capitolo si intitola addirittura “La rivincita sulle auto”. Anche un pezzo di storia della televisione privata nasce a Milano 2. Nel 1974 Giacomo Properzj (che poi divenne anche sindaco di Segrate) creò Telemilanocavo, un emittente che trasmetteva, appunto via cavo, nelle case dei residenti programmi legati al quartiere, come le attività ludico-sportive dei loro figli. Berlusconi intuì il suo potenziale e, come compensazione di affitti arretrati, nel 1978 se la fece cedere al prezzo di una lira. Da quel momento le trasmissioni abbandonarono il cavo, passarono all’etere e anche il nome dell’emittente cambiò in Telemilano 58 con sede a Palazzo dei Cigni. Il nome Canale 5 arrivò un paio di anni più tardi e, a conferma di quanto Berlusconi era comunque legato a Milano 2, decise di utilizzare il logo del biscione nato proprio nel 1974 insieme al quartiere, per identificare l’emittente e in seguito tutte le aziende del suo gruppo, tra cui Mediaset. Una serpe ispirata al simbolo dei Visconti, i signori di Milano dal 1277 al 1395, solamente che nella bocca del rettile non troviamo una figura umana, bensì un fiore.
Sulla storia di Milano 2 e Berlusconi, naturalmente, non solo tappeti rossi e petali di rose. Molti i dubbi insinuati nel corso degli anni. Ad esempio nel 1976 Giorgio Bocca scriveva: “Un certo Berlusconi costruisce Milano 2, cioè mette su un cantiere che costa 500 milioni al giorno. Chi glieli ha dati? Non si sa. E chi gli dà i permessi e dirotta gli aerei dal suo quartiere?”.