10 Febbraio 2023

La residenza Anni Azzurri San Rocco, in via Monviso, rappresenta già un riferimento per molte famiglie, ma sta cercando di integrare sempre di più i suoi servizi con le esigenze del territorio. A raccontare l’operato della Rsa è proprio il suo direttore, Luca Corsi: «Abbiamo a disposizione 150 posti letto e in più abbiamo qualche persona che frequenta solo il centro diurno. Alcuni ospiti soggiornano per un tempo determinato, magari per ricoveri, riabilitazione, palestra e fisioterapia, altri per un tempo indefinito».
Ma a chi si rivolgono i servizi della struttura? A tutti gli anziani, quindi solitamente a partire dai 65 anni, ma spesso anche a persone più giovani, nel caso in cui le condizioni sanitarie o il carico assistenziale lo richiedano. Ciascuno poi sarà seguito secondo un differente piano di assistenza individuale, prodotto della collaborazione tra l’equipe medica e la famiglia del diretto interessato, per armonizzare tutte le esigenze chiamate in causa, mettendo sempre al primo posto il benessere dell’ospite. «L’obiettivo è guardare la persona nella sua interezza» continua il direttore «a partire dal lato umano. Un aspetto che non possiamo trascurare è la socializzazione, che va al di là della cura propriamente sanitaria». Ai servizi alberghieri, come la ristorazione e la gestione della stanza, e socio-sanitari, come l’adesione a una terapia o un percorso di trattamento, si associa anche una serie di servizi ludico-animativi. Il miglioramento netto della situazione sanitaria generale, dopo il periodo di difficoltà dettato dal covid, si riflette ora in uno scenario positivo per il presente e il futuro di queste attività, ma non si potevano fare previsioni tanto ottimistiche fino a qualche tempo fa. «Una delle conseguenze del Covid» dichiara Corsi «è stata che le residenze come la nostra sono per forza e per necessità diventate più ospedaliere.  Adesso, grazie soprattutto alla campagna vaccinale e al fatto che abbiamo gestito gli ingressi e le visite, è da mesi che non abbiamo un caso di contagio».
Così, oggi è di nuovo possibile per i visitatori l’accesso, anche quotidiano, alla residenza e sono riprese persino le attività che erano state messe in pausa. «Continuiamo a prestare attenzione e rispettare le norme» conclude il direttore «perché sappiamo di avere a che fare con pazienti fragili, ma sappiamo anche che affrontare il problema in modo ansioso non li aiuta. Perciò cerchiamo di stare tranquilli e offrire loro occasioni ad hoc per svagarsi». Un vantaggio di cui la struttura segratese ha sempre potuto servirsi, a maggior ragione adesso, fuori dallo stato d’emergenza è la disponibilità di un vasto giardino. Le attività proposte, sia dentro che all’aria aperta, spaziano dall’ortobotanica alla pet therapy, con lo scopo di favorire l’incontro e lavorare su capacità motorie e reattività. «In ogni momento» le parole di Corsi «cerchiamo di portare gli ospiti fuori dalla loro stanza per trascorrere del tempo in compagnia. Questo perché le stanze sono solo lo spazio in cui dormire, mentre se diventano qualcosa di più noi diventiamo un ospedale e i nostri ospiti iniziano a sentirsi solo dei malati».
Per scongiurare questo rischio, vengono spesso organizzate cene, merende, proiezioni di film e attività di gruppo, per non parlare delle feste di compleanno per gli ospiti. A queste iniziative prendono parte anche un gruppo di volontari di Avo Segrate e un gruppo di studenti, tutti maggiorenni, dell’istituto socio-sanitario Machiavelli di Pioltello. «Abbiamo da poco avviato questa partnership» spiega Corsi «per permettere ai giovani di fare un’esperienza di tirocinio sul campo, nell’ambito su cui si incentrano i loro studi: assistono e fanno compagnia agli ospiti, ma al tempo stesso possono vivere l’incontro con l’anziano, che può costituire un arricchimento personale, oltre che professionale». Anni Azzurri si impegna molto per promuovere l’integrazione tra enti e strutture del territorio e, a questo proposito, porta avanti a Segrate anche un servizio di assistenza domiciliare, basato sulle principali prestazioni infermieristiche e fisioterapiche, rivolto a chiunque ne abbia bisogno. In linea con un modello di medicina più territoriale, che è quello portato avanti dal SSN, il direttore della residenza San Rocco dichiara: «Ci piacerebbe poter essere considerati un punto di riferimento per tutta la cittadinanza e in futuro speriamo di riuscire a migliorare sempre di più la nostra capacità di rispondere anche a esigenze che provengono dall’esterno della nostra struttura».
 Chiara Valnegri