10 Novembre 2021

Anche Segrate è tra i Comuni candidati a ospitare una casa della comunità, come previsto dal Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza approvato lo scorso aprile dal Governo. Per la precisione, la nuova struttura prevista dalla riforma potrebbe essere accolta presso l’attuale poliambulatorio di via Amendola a Rovagnasco (ex Asl), anche se si tratterebbe di un passaggio che riguarderebbe la fase 2 delle riforma.  
La fase 1, che ha preso il via proprio nelle scorse settimane, interesserebbe invece da vicino il Comune di Pioltello. Con la delibera dell’11 ottobre scorso, la giunta lombarda ha dato infatti le prime indicazioni per l’attuazione del Pnrr, con l’obiettivo di identificare le strutture idonee a ospitare case o ospedali di comunità, momentaneamente concentrandosi solo su quelle di proprietà del servizio socio-sanitario regionale. Se il piano prevede la futura presenza sul territorio di 203 case della comunità (una ogni 50mila abitanti), 60 ospedali di comunità (1 ogni 150mila abitanti) e 101 centrali operative territoriali (1 ogni 100mila abitanti), il provvedimento dell’11 ottobre ha dato il via libera a 115 case e 53 ospedali, per le quali entro l’1 dicembre dovranno pervenire i progetti di fattibilità tecnico-economica che saranno approvati entro il 31 dicembre 2021 e realizzati entro il 31 dicembre 2022. Tra di essi Pioltello, con il Polo sanitario Don Maggioni, ospiterà una casa della comunità, mentre non lontano, l’ospedale Serbelloni di Gorgonzola accoglierà un ospedale di comunità.

Dopo l’individuazione di queste strutture, si passerà poi alla fase 2, con l’individuazione di immobili di proprietà degli enti locali, tra cui, appunto, rientra lo spazio segratese. Ma cosa sono esattamente le case di comunità? Strutture sanitarie attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti sul territorio, con particolare attenzione a malati cronici o soggetti fragili, punti di riferimento continuativo per la popolazione in cui la figura chiave sarà l’infermiere di famiglia, già introdotta dal decreto legge n. 34/2020 che, grazie alle sue conoscenze e competenze specialistiche nel settore delle cure primarie e della sanità pubblica, diventa il professionista responsabile dei processi infermieristici in famiglia e comunità.

Tra i servizi inclusi è previsto, in particolare, il punto unico di accesso per le valutazioni multidimensionali e i servizi dedicati alla tutela della donna, del bambino e dei nuclei familiari secondo un approccio di medicina di genere. Potranno inoltre essere ospitati servizi sociali e assistenziali rivolti alle persone anziane e fragili. Gli ospedali di comunità, invece, sono strutture intermedie tra ospedali e servizi territoriali destinati a ricoveri brevi a bassa intensità clinica, con un massimo di 40 posti letto.

Eleonora D’Errico