23 Dicembre 2016

La prima volta l’hanno raggirata, ma la seconda ha riconosciuto i suoi truffatori ed è riuscita a scappare. Ha del rocambolesco quanto accaduto a Luisa, una sanfelicina che in due occasioni nel giro di un mese è stata presa di mira da due uomini sui 35 anni, con accento meridionale, intenzionati a portarle via soldi con il classico trucchetto dello specchietto. «Lunedì 7 novembre, intorno alle 17.30», racconta la donna, «mi dovevo immettere nella rotonda del Luna Park, provenendo da via Corelli. Alla mia destra c’era un’auto color beige, non saprei dire il modello, che tergiversava un po’. Con cautela sono partita, ma ho sentito un rumore metallico e subito dopo quest’auto mi ha fatto i fari. Ho accostato e sono scesi due uomini che hanno incominciato a dirmi che gli avevo rotto lo specchietto. Lì per lì ho avuto qualche dubbio di aver sbagliato manovra anche perché la mia auto era effettivamente rigata. Ho detto loro che avrei fatto la constatazione amichevole, ma hanno iniziato a lamentarsi. Sostenevano che la vettura era aziendale e non potevano farla. E all’improvviso hanno iniziato a chiedermi soldi: 80 euro. Non credevo di averli poi mi sono ricordata di avere prelevato poco prima e al buio ho dato loro 50 euro. Uno ha preso subito i soldi e me li ha ridati, chiedendo se li prendevo in giro. Erano 10 euro e per giunta stropicciati. Mi sono fatta prendere dalla confusione e convinta di avere sbagliato davvero ne ho dati altri 50. Quando se ne sono andati ho capito che mi avevano truffata». Ma le vicissitudini per la signora Luisa non sono finite: «Giovedì scorso, sulla Rivoltana, avevo davanti a me un’auto che andava a rilento. Ho accennato un sorpasso e ho sentito come un rumore di sassolini contro la fiancata. Ancora fari da parte della vettura che avevo passato. E mi sono fermata sul ciglio. L’auto accosta, abbasso il finestrino e vedo le stesse due facce che mi avevano raggirato un mese prima. A quel punto, anche se si erano messi in maniera da complicarmi le manovre le ho fatte e rifatte fino a quando sono riuscita a scappare». Una volta a casa, ha raccontato tutto al figlio e insieme sono andati dai carabinieri. «L’avevo fatto anche la prima volta, ma tre giorni dopo e mi avevano detto che senza targa e modello era complicato. Questa volta hanno raccolto la mia deposizione e mi hanno detto che c’è in zona una banda di campani che sta facendo queste truffe. Spero che il mio racconto possa mettere all’erta altre persone».