«Ad Alessandrini devo molto, ma quando ho avuto bisogno del suo appoggio è sparito». «Il sindaco merita un 7, migliorabile però». «Scuola e cultura sempre al centro del mio impegno». «Quei 59 voti? Li abbiamo lasciati a Milano Due»

22 Aprile 2016

Per soli 59 voti non siede sulla poltrona di primo cittadino, ma non per questo Tecla Fraschini ha perso serenità e voglia di fare politica. Vediamo allora di analizzare con lei questi suoi primi otto mesi sui banchi del consiglio comunale.
Allora, come sta andando questo suo inserimento nel mondo politico?
«È molto formativo. Una cosa è vedere dall’esterno la vita politica cittadina, altro è partecipare attivamente. È un impegno notevole e ci vuole preparazione. A volte in consiglio comunale ripenso al fatto che siedo sui banchi dell’opposizione per soli 59 voti e questo mi sprona ancora di più a essere concentrata, ma anche obiettiva e corretta nei confronti dell’amministrazione. Poi chiaro che per il momento in aula abbiamo affrontato problemi diciamo di secondo piano. I temi importanti devono ancora arrivare e lì potrà esserci scontro politico, sempre però nel rispetto delle parti e delle persone».
Entrata in consiglio senza appoggiarsi ad alcun partito in autunno ha aderito alla Lega Nord. Come vanno i rapporti con il Carroccio?
«Bene. Direi che ci siamo conquistati a vicenda. È nato sull’enfasi post elezioni durante il quale gli esponenti della Lega mi sono stati accanto e adesso, giorno dopo giorno, il nostro rapporto migliora sempre più, in particolare con il capogruppo Rigamonti e il segretario Zucconi con i quali mi confronto costantemente. Sono persone di altri tempi».
Quindi soddisfatta di questa sua scelta politica?
«Molto soddisfatta».
Ha registrato malumore nei suoi confronti da parte delle altre forze della coalizione per questa sua decisione?
«Assolutamente sì e me l’hanno proprio detto. Ma la mia scelta è stata una logica conseguenza. Dopo il risultato delle elezioni ho fatto un bilancio di questa esperienza. Mi spiace dirlo, ma quando avevo davvero bisogno dell’appoggio di Alessandrini  non l’ho avuto per nulla. Lo posso solo ringraziare per avermi dato l’opportunità di entrare in politica, ma ha un modo di fare troppo aggressivo e quello non è il mio stile. Le due liste civiche si sono allontanate mentre Forza Italia era già distante, i suoi esponenti hanno pensato solo al loro risultato personale. Di contro la Lega ha fatto lavoro di squadra e non mi ha abbandonato».
Il suo impegno politico in particolare va verso?
«Innanzitutto per il mondo della scuola e della cultura, motivi primari per cui ho deciso di fare politica. Sto cercando di lavorare il più possibile per mantenere e migliorare l’attuale offerta formativa scolastica per i nostri ragazzi. E poi naturalmente il mio impegno va verso i temi importanti che ci sono in gioco dove, a mio giudizio, non conta l’appartenenza politica. Ad esempio penso all’Intermodale su cui opposizione e maggioranza mi pare la pensino nella stessa maniera. A proposito di Intermodale, posso aggiungere una cosa?».
Certamente.
«Mi sono prefissata di incontrare gli abitanti di Tregarezzo e farmi portavoce delle loro perplessità e poi condividerle con il sindaco».
A proposito di sindaco, mi dà un giudizio su Micheli?
«Se fare il sindaco per me sarebbe stata dura, per lui è un’impresa titanica. Detto questo, secondo me sta facendo bene e gli posso dare un sette. Sia chiaro, migliorabile».
E sugli assessori che idea si è fatta?
«Devo ammettere che quando ho visto le loro nomine ero scettica e prevenuta. A parte i tecnici come De Lotto, Stanca e anche Poldi, gli altri non li conoscevo e non mi sembravano nomi all’altezza. In realtà interfacciandomi con loro nelle varie commissioni ho imparato a conoscerli meglio e devo dire che gente come Mongili, Bosco e Mazzei cercano il dialogo e si impegnano davvero molto. Con il tempo il mio giudizio nei loro confronti è proprio cambiato, mi sembra giusto dirlo».
Cosa le ha dato più soddisfazione in questi 8 mesi?
«Vivere dall’interno le dinamiche della tua città è già di per sé un’ottima esperienza. Ma ciò che mi ha dato maggiore soddisfazione è il rispetto reciproco che si è instaurato con i colleghi di maggioranza. C’è sempre confronto e questo è positivo, fa piacere. Sono piccoli gesti, ma importanti. Parlo di persone che fino al 15 giugno scorso mi erano tutte contro, poi quella sera, quando sono andata a stringere la mano a Micheli e congratularmi per la sua vittoria, qualcosa è cambiato. Hanno capito che, al di là dell’appartenenza politica, proprio come Micheli anche io ero scesa in campo perché volevo fare qualcosa di buono per la mia città».
In questi ultimi mesi il suo nome è stato accostato a una possibile candidatura a sindaco a Peschiera. Raccontiamo bene cosa è successo?
«Certo. A dicembre, subito dopo la caduta di Zambon da sindaco di Peschiera, il nostro segretario provinciala Pasa mi ha contattato chiedendomi se fossi stata disponibile a candidarmi come sindaco di quel Comune per una coalizione di centrodestra. Avevo delle perplessità e le ho condivise con la mia sezione, ma ho accettato di mettere il mio nome in campo anche se mi sono riservata di rifletterci attentamente in un secondo momento. Più che altro ero dubbiosa sul fatto che non fosse troppo presto dopo l’esperienza dello scorso giugno a Segrate. In seguito mi è stato detto che gli alleati erano più propensi a candidare un peschierese. Sinceramente mi è parso anche giusto. Credo che la scelta ricaduta su Carla Bruschi, a cui va il mio appoggio e il mio in bocca al lupo, sia la più giusta».
Davvero era pronta a una nuova campagna elettorale a 8 mesi dalla precedente?
«Sinceramente è stato gratificante sapere che la Lega voleva puntare su me. Però con calma ho riflettuto e mi sono resa conto che mi sarebbe sembrato di tradire i segratesi. No, non mi sento pronta a lasciare Segrate».
A bocce ferme: dove avete perso quei famosi 59 voti che vi sono costati la sconfitta elettorale?
«A Milano Due. Le scelte di giunta prese la settimana prima del voto su una possibile edificazione commerciale al confine con il quartiere ha fatto la differenza. I suoi residenti si sono sentiti abbandonati».
Ora che Alessandrini si candida a Pioltello, crede che arriverà quella telefonata di rappacificazione?
«Sarebbe già dovuta arrivare, ma ora non è più importante. Ad ogni modo visto che ha fatto bene a Segrate credo potrà fare altrettanto a Pioltello».