11 Maggio 2018

Sono state riattivate lunedì mattina le telecamere posizionate nelle corsie riservate per l’accesso all’aeroporto di Linate, a seguito della sentenza del tribunale che, dando ragione al Comune Milano, ha respinto tutti i ricorsi che ne contestavano la competenza geografica, visto che si trovano sul territorio segratese. Una decisione che inevitabilmente creerà tensioni tra l’amministrazione meneghina e quella segratese che, per bocca del suo sindaco Paolo Micheli, non è per nulla d’accordo sulla loro rimessa in funzione. Il sistema di videosorveglianza in questione vigila sul corretto utilizzo delle vie di accesso all’aeroporto, sanzionando i trasgressori. Una situazione che aveva portato decine di automobilisti a rivolgersi al giudice di pace, ottenendo l’annullamento delle sanzioni. Ma recentemente il tribunale ordinario ha ribaltato la situazione, dando ragione al Comune di Milano. Micheli, comunque, non vuole accettare passivamente e lunedì stesso ha scritto al prefetto, sollecitando un suo intervento. “La riaccensione delle telecamente è una decisione unilaterale del Comune di Milano che ritengo illegittima e comunque inaccettabile, dal momento che le telecamere si trovano sul territorio di Segrate”, si legge nella missiva. “Stante le difficoltà riscontrate nel trovare un punto di intesa con Milano, e volendo al contempo evitare l’insorgere di un contenzioso tra gli enti locali coinvolti, le chiedo di volere intervenire nell’immediato indicando al Comune di Milano di non riattivare le telecamere e organizzando un tavolo di coordinamento tra i due Comuni, favorendo l’individuazione di una soluzione condivisa”.
Anche l’ex comandante della polizia locale di Segrate, Franco Fabietti, che da tempo combatte a fianco degli automobilisti multati, interviene sulla vicenda: «La sentenza del tribunale grida vendetta» asserisce Fabietti. «I verbali emessi dalla polizia locale di Milano sono illegittimi e ingannevoli per inosservanza della segnaletica stradale e dei due impianti. Per ribaltare l’attuale situazione non resta che il ricorso in Cassazione», con aggravio di spese e perdite di tempo».