28 Aprile 2017

Mercoledì 29 aprile, nella sala lettura dello Sporting Club di Milano 2, Giandonato Disanto ha presentato il suo libro “Il testamento di Emilia”, con l’intervento dell’avvocato Maria Grazia D’Ecclesiis, presidente dell’Associazione per la Legalità, e dell’assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Lombardia dott.ssa Valentina Aprea. Il libro dà voce a una delle tante donne che, in passato, hanno condotto silenziose e coraggiose battaglie per il riconoscimento della dignità e dell’identità femminile.
Nata in Puglia, a Nola, nel 1883, Emilia è una giovane donna vivace e curiosa che ama apprendere; finiti gli studi entra nello studio legale del padre e ben presto si appassiona alla causa delle donne vessate da una società maschilista.
Trasferitasi in America con la famiglia guarderà con interesse e ammirazione l’evoluzione delle donne americane e sosterrà le ragazze emigrate dall’Italia. Ritornata nella sua terra di origine intraprende una campagna di informazione e alfabetizzazione delle ragazze del posto.
Il marito e le figlie tornano in America ma lei si ferma a Nola per continuare la sua missione. Arriverà la legge che approva il diritto al voto per le donne, le ragazze cominceranno a frequentare la scuola ed Emilia si spegnerà circondata dalla stima e dalla gratitudine della sua gente.
Oggi la sua storia, attraverso la voce e la narrazione di Giandonato Disanto, porta alla luce il coraggio di tante donne che hanno tracciato, scavando con forza e tenacia, un solco verso una nuova identità femminile.
Interessante, molto professionale e coinvolgente l’intervento di Maria Grazia D’Ecclesiis che ha parlato del lavoro e dell’impegno profuso dalla sua Associazione, sia nelle scuole che in altre realtà.
L’assessore Valentina Aprea ha delineato la situazione attuale riguardante la scuola e le problematiche ad essa connesse e le proposte e i progetti futuri. Nella fase del dibattito qualche intervento di assenso, qualche testimonianza di successi privati e di traguardi raggiunti (o aspirati) e poi si leva una voce dissonante dal coro … la mia.
Do il via al mio quarto d’ora di celebre impopolarità!
Perché è impopolare oggi dire che si è stufi di sentire parlare sempre e solo dei diritti delle donne, di questa sorta di “casta” di Amazzoni agguerrite quanto insoddisfatte.
È impopolare fare l’avvocato difensore di tutti quei bambini che vengono portati al nido con il sapore del latte materno in bocca. È impopolare ricordare che il famoso pediatra e pedagogo Marcello Bernardi amava ricordare e condividere la citazione di un suo collega olandese, a proposito della prima scolarizzazione dei bimbi: “Ogni bambino è un principe della luce che poi, con l’educazione, diventa una sorta di cretino”.
È impopolare osservare che sebbene nido e scuola materna siano il salvavita per le donne lavoratrici - per fortuna esistono anche i nonni che sono il salvavita dei bambini - è innegabile che, per quanto possano offrire il meglio dei servizi, essi restano comunque una sorta di “accudimento in batteria”, dove una maestra cura più bambini - e sono fortunati quelli che non si trovano in più di venti - e dove, per forza di cose, tutto è preordinato e temporizzato senza tenere conto, perché è logisticamente impossibile, delle esigenze individuali e caratteriali del singolo bambino.
È impopolare ricordare che tante mamme degli anni 70 hanno scelto, liberamente e consapevolmente, di stare a casa; di non mettere i bambini al nido e di mandarli alla scuola materna ai tre anni compiuti e alcuni anche a cinque anni.
È impopolare dire che non ci sentivamo “mantenute” dai mariti (orribile parola mai espressa né pensata dagli interessati del tempo, ma oggi utilizzata da giovani 40enni riferendosi a qualche compagna di amici che ha coraggiosamente scelto di fare la mamma! Questo sì che è maschilismo!), perché eravamo consapevoli, anche se poco più che ventenni, di essere portatrici sane di “Profitto e Serenità”.
Il Profitto - e ciò vale anche per chi oggigiorno volesse fare due elementari conti riguardo alla necessità di due stipendi - era dato dalle mancate voci in “uscita” di: asilo nido; scuola materna; colf con più ore al giorno per pulizia della casa; baby sitter fissa o ad ore per gestione bambini; costo di location, catering e animazione per feste bambini (le feste di compleanno si facevano in casa con panini e torta della nonna); iscrizioni ad attività pomeridiane (perché pare che questi bambini dopo 8/10 ore di scuola non abbiano neppure il diritto di andare a casa a riposarsi) come nuoto, danza, tennis, zumba, inglese, arti marziali, pallanuoto, calcio, psicomotricità e altro ancora; campus estivi; e mettiamoci pure la badante per il nonno che per sua fortuna, invece, veniva amorevolmente aiutato dalla famiglia .
E la Serenità era ritrovarsi al pomeriggio tra noi mamme, con l’energia e l’entusiasmo dei nostri giovani anni, insieme ai nostri bambini per organizzare gli incontri di catechesi, per parlare della scuola, per confrontarsi con i piccoli e grandi problemi di chi conduce con intelligenza, autonomia, indipendenza e coraggio una piccola azienda chiamata “Famiglia”.
Ebbene sappiate che, oggi, parlare di tutto ciò è molto impopolare!