06 Novembre 2020

Nella seconda ondata di questa emergenza sanitaria si sta riscontrando prevalentemente l’emergere di emozioni quali rabbia (approdate anche ad atti di violenza, come visto in alcune manifestazioni in piazza), paura, apatia e rassegnazione. Chi ha già letto i precedenti articoli, ha appreso come la paura sia un motore che ci attrezza a stare attenti per noi e per gli altri ma, se la immaginiamo lungo un continuum, sull’estremo opposto abbiamo comportamenti non funzionali per gestire l’emergenza.
Ricordiamo come le caratteristiche intrinseche del contagio da Covid-19 quali l’imprevedibilità e l’invisibilità rischiano di produrre effetti, nella popolazione, di sovrastima o sottostima del rischio. Ciò dà origine, ad esempio, alla presenza di persone, i cosiddetti negazionisti, La rimozione è un meccanismo di difesa inconscio che è fisiologico entro certi limiti, ma oltre è alla base della nevrosi e può riguardare anche aspetti importante dell’evento traumatico. Questo può accadere quindi in quelle persone che hanno difficoltà a cambiare il proprio stile di vita e non reagiscono in modo proattivo alle situazioni. Anche la rapidità con cui, oggi, i provvedimenti del governo si susseguono può non lasciare il giusto tempo di elaborazione all’individuo, che ha, in base alle proprie caratteristiche personologiche e vissuti esperienziali, maggiore o minore flessibilità. Molti hanno sviluppato una propria resistenza all’ipotesi del nuovo contagio, come risposta all’esperienza traumatica del lock down e della prima ondata. I risultati di un’indagine condotta dall’Istituto Mario Negri e pubblicati a giugno 2020, indicavano che per un italiano su due il lockdown è stato un trauma. Gli effetti del trauma sull’individuo che non riesce a superare le fisiologiche reazioni emotive connesso a una situazione di rischio, sono  rilevabili a posteriori, dopo mesi, e si configurano come la presenza di una possibile sintomatologia legata a un disturbo post-traumatico da stress. Qualora si senta il bisogno di un aiuto specifico per i propri vissuti bisogna rivolgersi a professionisti della salute, come psicologi e medici.
Lo stress emerso in connessione alla pandemia è legato alla preoccupazione per la propria salute, alla percezione di non poter proteggere se stessi e i propri cari, all’isolamento sociale, imposto dal confinamento, e ai timori legati all’immobilismo dell’economia. Inoltre va aggiunta ai fattori di stress una ripetuta esposizione mediatica alle notizie sull’epidemia virale. Pazienti, come conoscenti, mi hanno raccontato come la loro percepita sicurezza e lo stato di ansia legata al Covid-19 sia aumentato quando hanno iniziato a seguire telegiornali e a cercare notizie online con alta frequenza.
Un utile indicazione che mi sento di ricordare è il limitare i momenti della giornata dedicati all'informazione (non guardare ossessivamente telegiornali e speciali) evitando la fascia oraria serale, quella che precede il sonno. Inoltre mi sento di rinnovare l’invito a rivolgersi ai canali ufficiali quali il sito dell’Istituto Superiore di Sanità, https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/, organizzato con apposite sezioni legate alla gestione dello stress, agli stili di vita consapevoli, al rischio di incremento delle dipendenze, a indicazioni sulle precauzioni da attuare per prevenire il contagio oltre a grafici aggiornati rispetto alla diffusione della malattia forniti dal “sistema di sorveglianza” che confronta e analizza in maniera continua e sistematica, le informazioni su tutti i casi di infezione da SARS-CoV-2 confermati mediante diagnosi molecolare in laboratori di riferimento regionali in Italia (è uno strumento di osservazione utile sia per informare i cittadini sull’evoluzione dell’epidemia sia per offrire supporto decisionale per le risposte di sanità pubblica). Tale sito, come altri legati alle fonte istituzionali, servono a contrastare il fenomeno delle fake news che durante la pandemia non permette una comunicazione cristallina, anche perchè la qualità della comunicazione dipende dalla situazione emotiva, dallo stress psico-fisico e dalla mappa mentale e culturale individuale
L’impatto della nuova ondata rimane certamente soggettivo poichè c’è chi si troverà in difficoltà lavorative, chi meno, chi è genitore e si interroga su come gestirà la possibile chiusura delle scuole, chi invece non ha figli , chi riesce con maggiore facilità a fronteggiare la naturale ansia del futuro e chi sprofonda nell’angoscia o sperimenta blocchi. Ricordiamo come sia utile validare le emozioni che si sperimentato, per sè e per gli altri. Nessuno dovrebbe sentirsi sbagliato o con meno strumenti se è in difficoltà nell’affrontare una situazione che per tutti ha il carattere dell’eccezionalità. Ma occorre ricercare aiuto per comprendere se il disagio sperimentato può essere alleviato, supportato e accompagnato. Oggi esistono strumenti di lavoro che permettono di focalizzare l’attenzione sullo specifico evento Covid 19 per aiutare le persone a superare le risposte disfunzionali legate all’esperienza che si sta vivendo. Un lavoro, anche breve, può essere utile a riscoprire le proprie risorse, cosa ci fa stare bene e canalizzare le energie in modo funzionale. Per contenere gli effetti dello stress è importante anche attuare interventi di prevenzione, in altri termini si tratta di mettere in campo risoluzioni, su soggetti che hanno subito un trauma, prima che si instauri il disturbo post-traumatico da stress vero e proprio
Uno di questi strumenti, che anche io utilizzo nella mia pratica clinica, è il protocollo NASTI (Stabilizzazione Narrativa Integrata) elaborato dalla Società Italiano per lo Studio dello Stress Traumatico.

Sono a vostra disposizione per darvi ulteriori informazioni, per una consulenza, o per approfondire gli argomenti che vi hanno incuriosito. Per domande, dubbi o informazioni potete scrivermi all’indirizzo:

dott.marchesisimona@gmail.com