Intervista a Cristina Comini, nuova preside dell’istituto Machiavelli al suo primo incarico dirigenziale. Subentra al reggente Roberto Garroni

11 Dicembre 2015

Anche l’Istituto “Machiavelli” di Pioltello ha adesso il suo Dirigente. È arrivata infatti la professoressa Cristina Comini, preside al suo primo incarico, ma con una significativa esperienza, maturata a Pavia, di insegnante e vicepreside responsabile di plesso.
A passarle le consegne è stato il professor Roberto Garroni, preside dell’Istituto “Iqbal Masih” di Pioltello che, come reggente, ha avviato l’anno scolastico e preparato il terreno sul quale gettare il seme della Buona Scuola.
Poiché alle donne non si chiede l’età, diremo che la professoressa Comini è una signora giovane e giovanile, bionda e leggera come l’azzurro del suo sguardo che lascia intravedere una fibra d’acciaio.
Come ha reagito a questa nomina ad anno scolastico avviato?
«Un bel colpo! Ho dovuto riorganizzare tutto: la vita familiare innanzitutto, anche se i figli sono oramai grandi. È stato duro anche lasciare il lavoro già avviato come insegnante di lettere, come vicepreside e come responsabile della succursale dell’Istituto Professionale “Luigi Cossa” di Pavia, una scuola molto grande e complessa alla quale mi sono dedicata con passione e dalla quale ho avuto grandi soddisfazioni».
Molto diversa dalla scuola di Pioltello?
«Le dirò una cosa, io vengo da una formazione classica, nella quale credo molto; poi ho lavorato in una realtà molto complicata com’è quella degli istituti professionali. Quando tra le sedi libere ho visto il “Machiavelli” con la sua offerta che mette insieme liceo scientifico, liceo classico e istituto professionale, mi sono trovata come davanti al riflesso del mio percorso, a una rinnovata possibilità di vedere nella scuola un mondo ricchissimo che deve saper dare risposte di qualità a esigenze diverse».
Che realtà ha trovato al “Machiavelli”?
«Una bella realtà consolidata che non ha smesso di guardare al futuro con fiducia. Sono stata accolta da tutto il personale, docente e non docente, con calore e spirito di collaborazione. Ho trovato motivazione e passione senza le quali le scuole sono luoghi senz’anima».
Obiettivi e progetti?
«La scuola funziona, ha messo in cantiere l’innovazione didattica e tecnologica, mi sembra che ci sia grande fermento. Per il momento mi concentrerò sugli obiettivi che i docenti e chi mi ha preceduto hanno ritenuto prioritari. Non avrebbe senso imporre un mutamento di passo e di orizzonti. Osserverò, studierò, cercherò di capire quali siano le dinamiche interne e sul territorio.
Condivido pienamente l’obiettivo che ci si è dato di rilanciare il liceo classico: formare una prima classe da accogliere nella struttura della sede centrale di via Rivoltana. Farò tutto il possibile per raggiungere questo risultato e per invertire il trend delle iscrizioni al liceo. È un problema non del “Machiavelli” ma della scuola italiana che continua a considerare i licei scuole elitarie e poco concrete».
Sicuramente le sue attenzioni andranno anche alla succursale di via Milano.
«Non ci sono dubbi, l’edificio è bello, spazioso, ma dev’essere curato di più, una cura rivolta alle strutture e alle persone, conosco queste realtà e so bene quanto importanti siano l’attenzione e la dedizione».
Dopo tante polemiche e tante proteste, come ci si sente a essere presidi nella Buona Scuola?
«Mi sembra che ci siano degli aspetti sicuramente positivi. I presidi, assistiti da un comitato in cui sono presenti docenti, studenti e genitori, avranno la possibilità di valorizzare il lavoro davvero indispensabile di tanti bravi insegnanti. Io credo molto nella necessità di riconoscere il merito di tante professionalità che per carattere, per riservatezza, tendono a non mettersi mai in primo piano.
Inoltre è indubbio che le nuove immissioni in ruolo abbiano ridotto drasticamente il precariato e che i contingenti dell’organico di potenziamento potranno avere un ruolo importante. Certo ci sarà  da studiare, elaborare, sperimentare».
I verbi ci sembrano quelli giusti da coniugare nella scuola.
Buon lavoro a tutti.
Daniela Risina